lunedì 6 gennaio 2014

“I Liberali Conservatori han più Capitale Morale”. La Destra attiva l’intiera gamma d'Intuizioni della Natura Umana. Ecco i Princìpii Politici della Psicologia Sperimentale di Haidt, Fondamento di un Nuovo Dialogo


di LELE JANDON

LEADERSHIP ETICA. Haidt è Professore di Leadership Etica alla Stern School
of Business dell'Università di New York.
Recensione al libroMenti Tribali” di Jonathan Haidt, Codice edizioni, traduzioni di Ciro Castiello, Marco Cupellaro, Paola Marangon e Marina Rullo, Torino 2013 (titolo originale americano “The Righteous Mind. Why Good People Are Divided by Politics and Religion”).
Nota bene: la parola liberal in inglese americano indica i socialisti e non i liberali nel senso europeo (libertarians, liberali classici, di destra, che in America votano repubblicano per via del liberalismo economico, anche se sono liberali in materie come l'estensione del matrimonio fra gay).

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TEORIA. La teoria detta “modello intuizionista sociale
del giudizio morale”, è già stata esposta nell’articolo
The Emotional Dog and Its Rational Tail” nel 2001.
Jonathan Haidt è psicologo morale di orientamento intuizionista, già Autore diFelicità: un’ipotesi”. Anche lui, come me, ha studiato filosofia, dopodiché ha seguìto corsi di psicologia durante il suo PhD. Di famiglia ebraica, inizia a fare ricerca (attraverso questionari demoscopici) nei fast-food restaurants a 29 anni, da ateo liberal (cioè di sinistra) molto orientato e con un pregiudizio ideologico negativo contro i valori conservatori. Per lui, studente di Yale, “essere liberal voleva dire stare dalla parte giusta” (pag. 138), non immaginava che anche i conservatori liberali avessero una morale altrettanto sincera dei loro avversari. 
Grazie alle sue ricerche di psicologia sperimentale, ha avuto modo di scoprire (in estrema sintesi) che anche “i conservatori hanno a cuore la correttezza, l’unica differenza è che si preoccupano di più della proporzionalità che dell’eguaglianza” (pag. 138).
Haidt mostra come (in linea con il primatologo d’origine olandese Frans de Waal, autore di Naturalmente buoni, 2001 e diL’ateo e il bonobo), “la natura umana è intrinsecamente morale” (pag. 5, Introduzione) e, da intuizionista, ci spiega che “le intuizioni morali nascono in modo automatico e quasi istantaneo, molto prima che scatti il ragionamento morale” (pag.6). La morale è una costruzione sociale a partire da princìpii morali naturali.  L’uomo quando vota non si chiede “cosa c’è di utile per me?” bensì “cosa c’è di utile per il mio gruppo?” (pag. 111): è “gruppista”. Lo studioso americano va oltre la classica (rozza) divisione fra innatisti, empiristi e razionalisti:

ILLUMINISMO SCOZZESE.
Il grande classico del liberale David Hume.
1) Il greco antico Platone, nei dialoghi “Fedro” e “Timeo” dice che dovrebbe essere la ragione, il logos, a governare sulle passioni (site negli altri due livelli dell’anima, che han sede nel petto e nel ventre).

2) Il liberale scozzese Hume (1711 – 1779, anticipando i moderni studii di neuroscienze, in primis il portoghese Antonio Damasio (L’errore di Cartesio, 1995), nel Trattato sulla Natura Umana(1740) diceva che la ragione è al servizio delle passioni.

3) Il liberale Thomas Jefferson, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti d’America, scrisse all’amata (una signora maritata che frequentò clandestinamente mentre era ambasciatore americano a Parigi) una lettera d’amore nella forma di un dialogo fra il proprio cervello ed il suo cuore, co-governanti indipendenti, ove la testa rimprovera il cuore. Suggerisce una metretica dei piaceri che van soppesati coi dolori.



LIMITI e POTENZIALITA' della NOSTRA MENTE
Cerchiamo Conferme e Consenso alle nostre tesi
Intelligente è chi usa il Pensiero Esplorativo
Cioè studia le Obiezioni alle proprie Idee

Le idee di Platone sono psicologicamente sbagliate: “la ragione è inadatta a governare: è stata concepita per andare in cerca non della verità, ma delle giustificazioni” a parte post (pag. 95): si chiama “pensiero confermativo”, quello per cui cerchiamo le conferme.  Ci fidiamo del ragionamento a posteriori.

Invece il pensiero “esplorativo” è quello che valuta super partes tutti i punti di vista (pag. 98), come quello di certi (in realtà ben pochi) analisti politici "terzisti", che pur politicamente orientati, cercano di fare un'analisi spassionata delle ragioni di entrambi gli schieramenti. Possiamo pensare in maniera esplorativa? Sì, purché ci siano 3 condizioni:
1)   Quando sappiamo di dover rendere conto delle nostre scelte ad un uditorio.
2)   Quando ignoriamo ciò che pensa l’uditorio.
3)   Quando sappiamo che l’uditorio è ben informato e interessato all’esattezza delle nostre scelte.
Ma proprio in Platone si trova la verità, pronunziata dal personaggio di Glaucone nel dialogo “Politéia”, noi “siamo ossessionati da ciò che gli altri pensano di noi” (un politico dai sondaggi) ed “ogni volta che la lancetta del sociometro precipita sotto un certo livello, scatta un allarme e il nostro comportamento si modifica. L’unica categoria che si sa essere priva di sociometro è quella degli psicopatici” (pagg. 100 - 101).
Ma mentre Platone ha dichiarato le proprie idee sulla natura umana, vi sono stati liberali come Kant e Rawls che si “limitano a dire come funziona la mente, cosa desiderano le persone, cosa appare “ragionevole”.” Filosofi dal pensiero limitato, dunque, come noi: esseri a razionalità limitata. “Queste asserzioni non sembrano avere altro fondamento che un’introspezione condotta sui sistemi di valori e sulle personalità piuttosto insolite di quegli stessi filosofi” (pag. 95). Purtroppo, “le persone intelligenti diventano ottimi avvocati o addetti stampa, ma non sono più brave degli altri quando si tratta di trovare ragioni a proprio sfavore”. David Perkins concluse che “la gente investe il suo QI per rafforzare le proprie ragioni piuttosto che per esplorare l’intera questione in modo più completo e imparziale” (pag. 105). (Che poi, aggiungo io, è ciò che diceva il filosofo liberale Karl Popper: "All'uomo irrazionale interessa solo aver ragione. All'uomo razionale interessa imparare").
E anche con le neuroimmagini troviamo conferma che nell’uomo fazioso non s‘attiva affatto quell’area del ragionamento distaccato “jeffersoniano”. “Gl’individui sono limitati, come i neuroni” (pag. 117). “Ecco perché è tanto importante la presenza di una certa varietà intellettuale e ideologica all’interno di ogni gruppo o istituzione che abbia lo scopo di perseguire la verità” (pag. 118).


Aveva ragione il liberale Hume: "l’Uomo serve le Passioni",
pardon, "Intuizioni". E' la Tesi dell'Intuizionismo di Haidt

Eccone un esempio: 2 fratelli fanno l’amore (protetto)
Solo per il 20% è OK, chi dice No non sa darne una ragione...
Ne abbiamo discusso al Cineforum Gay del "Guado"

DIBATTITO. Il film visto al Cineforum
Gay del "Guado" a Milano ha provocato le stesse
reazioni già viste nei questionari di Jonathan Haidt.
Innanzitutto, attraverso una serie di questionari demoscopici Haidt mostra come talvolta vi siano Tabù che la gente non sa (con propria stessa sorpresa) giustificare: non sa rendere conto di possibili autentiche ragioni morali che spiegano perché sarebbero giuste od ingiuste determinate azioni.

Uno di questi casi (pag. 54) è quello di un fratello ed una sorella maggiorenni che decidono di sperimentare di fare l’amore, col preservativo e la pillola, tenendolo come un segreto speciale che li fa sentire ancora più vicini. Pur non essendoci rischi di gravidanze, solo il 20% delle persone intervistate disse di non vedere problemi, e ciononostante costoro non sono stati in grado di “logon didonai”, come direbbe il filosofo greco Platone, cioè di renderne ragione (logos).
Di questa tematica abbiamo parlato, citando casi reali (ad esempio di due famosi attori) al mio Cineforum Gay sul film “From Beginning to End (titolo originale brasiliano “Do comeco ao fim”), struggente storia d’amore di due fratelli figli della stessa madre e diverso padre. Tutti i tentativi di trovare ragioni contro non sono altro che razionalizzazioni a posteriori.
AMORE. Sopra e sotto, due scene del film "Do comeco ao fim"
("From Beginning to End"), che racconta la storia d'amore
fra due fratelli figli della stessa madre e di diverso padre.
Questi risultati danno ragione al filosofo liberale David Hume, secondo il quale noi umani decidiamo secondo le nostre passioni. 
Scrive il grande padre del liberalismo illuminista scozzese: “La ragione è al servizio delle passioni” (e non “serva” o peggio ancora “schiava”, aggiungo io, come in una cattiva traduzione che dimostra un pregiudizio ideologico negativo contro le passioni, che non c’è nel pensiero del grande illuminista liberale). 
Ma, più che “passioni”, esse sono – per meglio dire- intuizioni, e allora Haidt corregge Hume e riformula meglio: “La ragione” (cioè il ragionamento morale) “serve le intuizioni” morali.
TABU' INGIUSTIFICATO. Sopra e sotto, due scene del film brasiliano
che abbiamo citato come esempio di come la mente umana
non sappia fornire una giustificazione morale (se non a parte post)
a determinate azioni per via di alcuni pregiudizi morali. 
Ecco i 3 princìpii fondamentali della sua psicologia morale:
Le intuizioni precedono il ragionamento strategico: per esempio, Alex Todorov, psicologo a Princeton, ha raccolto le foto di vincitori e sconfitti in centinaia di elezioni per Senato e Camera degli USA e ha le ha mostrate ai suoi soggetti, che, due volte su tre, hanno “intuito”, indovinato. Già Wilhelm Wundt (1832 - 1920), fondatore della psicologia sperimentale, aveva formulato la dottrina del primato affettivo nel 1982. Già il liberale Hume, nel Trattato sulla natura umana, “si rendeva conto che la forza propulsiva della nostra vita morale è quello che chiamava sentimento (ossia l’intuizione), mentre il ragionamento è tendenzioso. 
Il monismo morale, fondare la morale su un solo principio porta alla disumanità (a tal proposito si veda il liberale Isaiah Berlin, “Il potere delle idee”, Adelphi, Milano 2003, titolo originale “The Power of Ideas”, 2001) e Haidt propone invece un’etica pluralista per rendere conto della nostra mente, che è dotata di almeno cinque “recettori del gusto”: protezione, correttezza, lealtà, autorità, sacralità. Che sono i fondamenti morali della Politica.  (La similitudine con i recettori del gusto è del liberale Hume, il che è particolarmente calzante: le nostre preferenze, anche sessuali, non sono forse altrettanto innate delle nostre preferenze politiche?)
MAESTRO e ALLIEVO. Bentham e Mill, filosofi liberali britannici.
Jeremy Bentham (1748 - 1832, il maestro di John Stuart Mill, 1806 - 1873), per esempio, era monista (dal greco monos, uno solo): fondò la morale su un unico principio, quello di utilità (una somma aritmetica delle utilità attese di ciascuno). E c’è chi sospetta che, poiché da bambino aveva pochissimi amici, soffrisse di sindrome di Asperger. Di lui scrisse Mill: “Egli non aveva alcuna simpatia per molti dei sentimenti più naturali e forti dell’uomo. Fu completamente tagliato fuori da molte delle esperienze umane più intense, e la capacità per cui una mente umana ne comprende un’altra diversa da sé e si immedesima in essa gli fu negata dalla sua mancanza d’immaginazione”. Invece (aggiungo io) Mill, filosofo e deputato liberale, trovò una relazione anche filosoficamente feconda dal suo amore per la filosofa femminista Harriet Taylor (che sposò dopo ventun'anni di relazione) con cui scrisse On the Subjection of Women(1869, ove argomenta a favore del suffragio universale anche femminile e della parità di uomini e donne nel diritto di famiglia).
E che dire di Kant e della sua etica formalista dell’imperativo categorico tanto criticata da Hegel (anch’egli tedesco e luterano)? Anche nel suo caso qualche esperto ha formulato l’ipotesi che avesse un tumore al cervello (a 47 anni incominciò a lamentare emicranie e perse la vista dell’occhio sinistro) e mutò stile di scrittura (cfr. lo studioso italiano Gazzaniga, “La mente inventata”, Guerini, Milano 1999, pag. 121, titolo originale “The Mind’s Past”, 1998). L’etica di Bentham e quella kantiana (donde trae spunto il “socratico” Kohlberg coi suoi stadi di sviluppo morale), entrambe moniste e “a recettore unico”, non reggono alla descrizione della mente che fa la psicologia e (benché feconde filosoficamente): grazie a Dio siamo più complessi.
Noi siamo dotati di un cervello “predisposto biologicamente” (prewired), quindi orientato (come il nostro orientamento politico e sessuale), flessibile (plastico) più che programmato (hardwired): “il cervello è come un libro la cui prima bozza è scritta dai geni durante la fase di sviluppo del feto” (cioè “congenita”, pag. 165, “che non significa non malleabile”).

Principio Uno: Protezione/Danno
Proteggere i più deboli: i più piccoli ed indifesi
Manifesto americano in difesa della cultura della vita.


“Può essere attivato da qualsiasi bambino” (pag. 168), perché si è originato proprio in risposta alla sfida di proteggerli, ed è quello su cui puntano di più i partiti progressisti (liberal, che non significa liberale bensì socialisteggiante) come il Partito Democratico americano. Il guaio, aggiungiamo noi, è che si finisce per creare uno Stato-balia o Stato-babysitter e trattare i cittadini come infanti, incapaci di badare a sé stessi. Un esempio fresco di richiamo a questo principio fondamentale: Michela Vittoria Brambilla (Forza Italia), presidente della commissione bilaterale per l’Infanzia, ha lanciato un appello a Matteo Renzi, leader del PD, e gli ha proposto un “patto fra quarantenni” per ripristinare il Fondo nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza ai livelli dell’anno scorso, dopo il taglio apportato dal governo Letta (-30% per il 2015 e 2016): “Oltre un milione di minori italiani vive in condizioni di povertà assoluta, 1 milione e 300mila in disagio abitativo, 650mila in Comuni già in default”.


Principio 2: di Correttezza/Inganno (cfr. 6)
a Destra significa Proporzionalità (e merito)
a sinistra egualitarismo (e spesso distorsioni)
I bambini evolvono verso la giusta proporzione
I Prof conservatori si rivelano più Giusti

CORRETTEZZA. Questo slogan del Partito Conservatore
britannico, guidato dal Premier David Cameron, è un esempio
del principio di correttezza/inganno (citato a pag. 228 del libro di Haidt).
A questo sono più sensibili le persone di centrodestra, secondo cui, giustamente, “correttezza significa proporzionalità”, e non eguaglianza (cioè egualitarismo, spesso a ribasso) come tendenzialmente a sinistra. Esso si è sviluppato in risposta alla sfida evolutiva di raccogliere i buoni frutti della cooperazione sociale, “senza farsi sfruttare dai profittatori” (pag. 227), e ci spinge ad evitare di prestare fede e amicizia a potenziali infidi truffatori e profittatori (ad esempio del Welfare State, senza avere intenzione di cercarsi un vero lavoro).
Le ragioni dei conservatori. 
“Come sostiene Glaucone citando l’anello di Gige” nel mito raccontato nel dialogo di Platone “Politéia” (meglio noto con l’imprecisa traduzione di “Repubblica”), “quando la minaccia della punizione viene meno le persone tornano a comportarsi in modo egoistico” (pag. 226). Ecco perché per la destra il rigore è un valore: l’occasione fa l’uomo ladro. "I conservatori ritengono che le persone siano imperfette per natura e sempre pronte a comportarsi male non appena siano rimossi i paletti degli obblighi e delle responsabilità" (pag. 369).
“I bambini preferiscono l’uguaglianza ma solo sino all’approssimarsi della pubertà: cominciando a maturare un’intelligenza sociale, smettono di essere forti sostenitori dell’uguaglianza e cominciano a schierarsi a favore della proporzionalità” (pag. 227, vedi Almas et al., “Fairness and the Development of Inequality Acceptance”, articolo pubblicato su “Science”, 328, pagg. 1176 – 1178, anno 2010).
I lavoratori che lavorano di più devono essere pagati di più, per loro. Mentre i democratici risultano “ambivalenti” (pag. 231).
STATO FORTE, MA LEGGERO. Uno slogan vincente
del Partito dei Tories. Nel triennio 2011 - 2013,
il Regno Unito ha ridotto la spesa pubblica di 13,8
miliardi di sterline (16,6 miliardi di euro): il risultato
è stato il calo della disoccupazione (7,6% nel 2013,
il più basso da 3 anni in qua). Il numero dei dipendenti
pubblici è sceso in 3 anni di 400mila unità e in compenso
ci sono 1milione di occupati in più. 

“I liberal si trovano a disagio con il lato negativo del karma, il castigo, e da uno studio recente è emerso persino come i professori di orientamento liberal usano nelle loro valutazioni una gamma di voti meno ampia rispetto ai loro colleghi conservatori, che sono più disposti a premiare i migliori e a punire i peggiori” (T. Bar e A. Zussman, “Partisan Grading”, articolo pubblicato su “American Economic Journal: Applied Economics”, 4 (1), anno 2011).
Haidt fa l’esempio della campagna di Kerry il quale “avrebbe potuto benissimo attivare i diversi moduli del principio di correttezza/inganno che usiamo per accorgerci degl’imbroglioni”, ed invece il suo primo slogan “non era riconducibile ad alcun principio morale” (pag. 195, capitolo 8: “Il vantaggio dei conservatori”).
Ed ecco altri due esempi di storici errori della sinistra USA:

1) Aiuti indifferenziati anche a chi non mostra responsabilità sociale: “Negli anni Sessanta, il desiderio di aiutare i poveri dei quartieri degradati ha portato a programmi di welfare che hanno sminuito il valore del matrimonio, aumentato il numero di bambini nati fuori dai vincoli coniugali e indebolito le famiglie afroamericane” (Mc Worther, “Winning the Race: Beyond the Crisis in Black America”, Gotham Books, New York, 2005, e M. R. Rosenzweig, “Welfare, Marital Prospects, and Nonmarital Childbearing”, in “Journal of Political Economy”, 107, pagg. S3 – S32, anno 2009). 
2) Altro esempio, il multiculturalismo (egualitarismo fra culture diverse): “Negli anni Ottanta, il desiderio di aiutare gl’immigrati ispanici ha portato alla creazione di programmi di educazione multiculturale che pongono l’accento sulle differenze esistenti fra gli americani invece che sui valori e le identità condivise. Mettere in risalto le differenze serve solo a fomentare i sentimenti di razzismo, non a sedarli.” (K. Stenner, “The Authoritarian Dynamic”, Cambridge University Press, New York 2005).

Approfondimento: il Mito greco di Gige,
Il Pastore che diviene invisibile grazie all'anello magico
(e ne combina di tutti i colori)
"L'occasione fa l'uomo ladro, è nella natura umana
Ecco perché servono i controlli dello Stato"

di PLATONE 

"Ascolta ora il primo argomento che avevo preannunciato, ovvero che cos’è la giustizia e da dove nasce. Si dice che il commettere ingiustizia sia per natura un bene, il subirla un male, e che il subirla sia un male maggiore di quanto non sia un bene commetterla; di conseguenza, quando gli uomini commettono ingiustizie reciproche e provano entrambe le condizioni, non potendo evitare l’una e a scegliere l’altra sembra loro vantaggioso accordarsi per non commettere né subire ingiustizia. Di qui cominciarono a stabilire leggi e patti tra loro e a dare a ciò che viene imposto dalla legge il nome di legittimo e di giusto.
Questa è l’origine e l’essenza della giustizia, che sta a metà tra la condizione migliore, quella di chi non paga il fio delle ingiustizie commesse, e la condizione peggiore, quella di chi non può vendicarsi delle ingiustizie subite. Ma la giustizia, essendo in una posizione intermedia tra questi due estremi, viene amata non come un bene, ma come un qualcosa che è tenuto in conto per l’incapacità di commettere ingiustizia; chi infatti potesse agire così e fosse un vero uomo, non si accorderebbe mai con qualcuno per non commettere o subire ingiustizia, perché sarebbe pazzo. Tale, Socrate, è dunque la natura e l’origine della giustizia, secondo l’opinione corrente". "Ci renderemmo conto perfettamente che anche chi la pratica lo fa contro voglia, per l’impossibilità di commettere ingiustizia, se immaginassimo una prova come questa: dare a ciascuno dei due, al giusto e all’ingiusto, la facoltà di fare ciò che vuole, e poi seguirli osservando dove li condurrà il loro desiderio. Allora coglieremmo sul fatto il giusto a battere la stessa strada dell’ingiusto per spirito di soperchieria, cosa che ogni natura è portata a perseguire come un bene, mentre la legge la devia a forza a onorare l’uguaglianza. E la facoltà di cui parlo sarebbe tale soprattutto se avessero il potere che viene attribuito a Gige, l’antenato di Creso re di Lidia.
Si racconta che egli serviva come pastore l’allora sovrano di Lidia. Un giorno, a causa delle forti piogge e di un terremoto, la terra si spaccò e si produsse una fenditura nel luogo in cui teneva il gregge al pascolo. Gige si meravigliò al vederla e vi discese; qui, tra le altre cose mirabili di cui si favoleggia, vide un cavallo di bronzo, cavo, con delle aperture. Egli vi si affacciò e scorse là dentro un cadavere, che appariva più grande delle normali dimensioni di un uomo; e senza avergli tolto nulla tranne un anello d’oro che portava a una mano, uscì fuori. Quando ci fu la consueta riunione dei pastori per dare al re il rendiconto mensile sullo stato delle greggi, si presentò anch’egli, con l’anello al dito; quindi, mentre era seduto in mezzo agli altri, girò per caso il castone dell’anello verso di sé, all’interno della mano, e così divenne invisibile ai compagni che gli sedevano accanto e che si misero a parlare di lui come se fosse andato via.
Egli ne rimase stupito e toccando di nuovo l’anello girò il castone verso l’esterno, e appena l’ebbe girato ridiventò visibile. Riflettendo sulla cosa, volle verificare se l’anello aveva questo potere, e in effetti gli accadeva di diventare invisibile quando girava il castone verso l’interno, visibile quando lo girava verso l’esterno. Non appena si accorse di questo fece in modo di essere incluso tra i messi personali del re; una volta raggiunto l’obiettivo divenne l’amante della sua sposa, congiurò assieme a lei contro il re, lo uccise e in questo modo si impadronì del potere. Se dunque esistessero due anelli di tal genere e uno se lo mettesse al dito l’uomo giusto, l’altro l’uomo ingiusto, non ci sarebbe nessuno, a quel che sembra, così adamantino da persistere nella giustizia e avere il coraggio di astenersi dai beni altrui senza neanche toccarli, potendo prendere impunemente dal mercato ciò che vuole, entrare nelle case e congiungersi con chi vuole, uccidere e liberare di prigione chi vuole, e fare tutte le altre cose che lo renderebbero tra gli uomini pari agli dèi.
Agendo così non farebbe niente di diverso dall’altro uomo, ma batterebbero entrambi la stessa via. E questa può essere definita una prova decisiva del fatto che nessuno è giusto di sua volontà, ma per costrizione, come se non ritenesse la giustizia un bene di per sé: ciascuno, là dove pensa di poter commettere ingiustizia, la commette.
Ogni uomo infatti crede che sul piano personale l’ingiustizia sia molto più vantaggiosa della giustizia, e ha ragione a crederlo, come dirà chiunque voglia difendere questa tesi; poiché se uno, venuto in possesso di un simile potere, non volesse commettere ingiustizia alcuna e non toccasse i beni altrui, agli occhi di quanti lo venissero a sapere parrebbe l’uomo più infelice e più stupido, ma in faccia agli altri lo loderebbero, ingannandosi a vicenda per timore di subire ingiustizia. Così stanno le cose."
Principio 3: di Lealtà/Tradimento:
la Patria, prima di tutto
Saper Fare Squadra

Anche a questo sono più sensibili i cervelli dei liberali-conservatori: il rispetto della Patria, di contro alla tendenza spesso utopica all’universalismo delle sinistre. Si è sviluppato in risposta alla sfida evolutiva di formare e mantenere gruppi belli coesi e coalizioni e ci rende sensibili ai segnali che indicano se una persona è un buon compagno di squadra.


Principio 4: di Autorità/Sovversione:
il Rispetto pei Ruoli

Si attiva il modulo di questo principio quando, per esempio, sentite avversione nell’udire un commesso che vi chiama per nome o quella punta d’imbarazzo quando una persona anziana che stimate vi ha chiesto di chiamarla per nome (pagg. 179 – 180).
Dobbiamo chiarire che autorità non significa potere (per cui vedasi il Principio 6: Libertà/Oppressione): come spiega il grande primatologo Frans de Waal, “senza l’accordo sul rango e senza un certo rispetto per l’autorità non può esservi grande sensibilità alle regole sociali” (2001, pag. 122). Questa difesa dal caos di matrice sessantottarda (che in Italia ben conosciamo ahinoi) è nell’interesse generale. Si è sviluppato in risposta alla sfida adattativa di stringere relazioni sociali donde trarre beneficio all’interno di una sana gerarchia di ruoli.


Principio 5: di Sacralità/Degradazione:
per i liberal è l’egualitarismo,
per i conservatori è molto altro

CULTURA DELLA VITA. Gianna Jessen, sopravvissuta
ad un tentativo di aborto salino, è impegnata in difesa
della vita. Dalla sua storia, raccontata nel libro di una giornalista,
è stato tratto il film "October Baby".
E’ la “capacità di conferire valore infinito a determinate idee, oggetti ed eventi” (pag. 209), come il principio di nazionalità degli americani (“e pluribus unum”).

“Per i liberal (e soltanto per loro) l’uguaglianza assume una connotazione sacrale” (pagg. 220 – 221). “A volte gli stessi liberal vanno oltre l’eguaglianza dei diritti, perseguendo un’uguaglianza dei risultati che in un sistema capitalistico è inattuabile. E’ per questo che la sinistra lotta per tasse più alte per i ricchi, servizi di standard elevato per i poveri e a volte persino un reddito minimo garantito a chiunque” (e non a chi dimostra di meritarselo, pag. 221).
Ho scelto questo passo dell'appassionato discorso di Gianna
Jessen (http://www.youtube.com/watch?v=AKztjBZ6bm0 )
perché lo trovo un esempio di appello sia al principio
di Protezione (numero uno) ma anche del principio di sacralità
(della vita umana).
E’ il senso del disgusto per pratiche che ci fanno “senso”, quello che lo psicologo Mark Schaller chiama “il sistema immunitario comportamentale”.

Il fatto di voler proteggere le persone da loro stesse, come i drogati che fanno uso di droghe autodistruggendosi, si scontra col principio di John Stuart Mill (ciascuno è padrone della propria salute psico/fisica) che risulta “inadeguato come fondamento di una comunità morale” (pagg. 188 – 189) che è fatta di relazioni e non di atomi.  Secondo il filosofo Leon Kass, “la ripugnanza è forse l’unica voce rimasta che parli in difesa di quello che è il cuore della nostra umanità. Vane le anime che non sanno più rabbrividire” (1997).


Ricordo una sera ad una cena fra studenti col Professor Galli della Loggia, ove si discuteva di diritto alla vita su cui aveva svolto una tesi di laurea (in favore della vita) una mia collega filosofa, ed un ragazzo di idee abortiste, non riuscendo a capire bene di cosa discutessimo di così importante, ha tagliato corto, totalmente insensibile alla questione: “Ma cosa sarai mai l’aborto di un esserino con un cuoricino piccolo così?” (gesto della mano indicante un boccone del piatto).
Evidentemente, quella parola così centrale nell’ethos occidentale, “cuore”, in quello sventurato (dichiaratamente “progressista”) non attivava nessun modulo cerebrale.
Inutile ricordare che “a volte l’etica della divinità diventa incompatibile con la compassione, con l’egualitarismo e coi i diritti umani fondamentali”, come mostra la filosofa ebrea Martha Nussbaum nel suo dialogo con Leon Kass. 

Principio 6: di Libertà/Oppressione
Dai Tea Party ad Occupy Wall Street
Donde nasce l’Altruismo? Da qui: dall’Odio per la Dominanza

Esso “sta a cuore a tutti – sinistra, centro, destra- ma ogni parte politica se ne preoccupa a modo suo” (pag. 230): per i conservatori (come i piccoli imprenditori) è il diritto ad essere lasciati in pace,  senza che lo Stato dica loro come devono gestire gli affari.
CLASSICO del LIBERALISMO. "Due concetti di libertà",
1958, il saggio del filosofo Isaiah Berlin. 
PRINCIPII. Un attivista del movimento di protesta
"Occupy Wall Street" travestitosi da Batman
durante una manifestazione a Nuova York.
Il filosofo liberale Isaiah Berlin (1909 - 1997, Due concetti di libertà, Feltrinelli, Milano 2000, titolo originale “Two Concepts of Liberty”, 1958) ha chiamato questo tipo di libertà “libertà negativa” ed ha notato che nel Novecento le sinistre hanno inventato una nuova nozione di “libertà positiva” (che comprende i diritti “sociali” per godere della libertà).Esso spiega meglio il Principio Numero 2 (di Correttezza/Inganno): “Nasce come risposta evolutiva alla sfida adattativa di vivere in piccoli gruppi d’individui che, se ne avessero avuto la possibilità, avrebbero dominato, vessato e oppresso i propri simili” (pag. 217): la “reattanza” è la sensazione che avvertiamo quando un’autorità ci vieta di compiere una determinata azione e il nostro desiderio di fare proprio quella cosa si rafforza, può essere attivata da qualsiasi cosa evochi il comportamento aggressivo e dispotico di un maschio”, come nel Movimento dei Tea Party (che, aggiungo io, come ha detto la filosofa indipendente Camille Paglia, deve essere rispettato per le sue ragioni anziché demonizzato come “estremista”).

Il gossip (curiosamente) nasce proprio in questo senso, come arma per isolare i soggetti antisociali (dispotici e aggressivi).
E’ proprio da questo principio che nascono le intuizioni morali sull’uguaglianza. “L’egualitarismo appare radicato più nell’odio per la dominanza che nell’amore per l’uguaglianza” (è la tesi di Boehm): solo "Occupy Wall Street" ha fatto appello sia al principio di correttezza/inganno (come l’osservazione che l’1% ha barato per arrivare in cima ed è molto in debito con gli americani pei salvataggi) sia sul principio di libertà/oppressione (come la tesi secondo cui l’1% ha assunto il controllo sul governo ed abusa del proprio potere per danneggiare o asservire il restante 99).

Jandon: "La mia proposta di Educazione Civica a Scuola: analisi interdisciplinare dei Discorsi dei Grandi della Politica
(dalla storia alla filosofia all'italiano)"

Ecco dunque questi sei princìpii che sono sei ponti fra Antropologia e Psicologia. “I conservatori hanno una morale che poggia su tutti e sei i princìpii e comprendono meglio dei democratici il modello sociale intuizionista” (pag. 232): “sinché i democratici non comprenderanno la visione della società di Durkheim e la differenza fra una morale basata su sei princìpii e una che ne riconosce solo tre, non riusciranno a capire perché tanti votano per i repubblicani” (pag. 234). E “non è vero che i repubblicani mirino semplicemente a instillare la paura”, invece “riescono ad attivare tutto il ventaglio di intuizioni morali descritte dalla teoria dei princìpii morali. Anche loro, come i democratici, sanno parlare di vittime innocenti (delle dannose politiche dei democratici) e di correttezza (o meglio di scorrettezza, visto che accusano il fisco di togliere denaro alla gente che lavora sodo e spende con giudizio per aiutare gl’imbroglioni, lavativi e sprovveduti irresponsabili). Da Nixon in avanti, però, è come se i repubblicani avessero detenuto il monopolio degli appelli alla lealtà e all’autorità” (pag. 196), cioè i Principi 3 e 4.
La mente dei democratici (socialisti) risulta limitata: “la morale dei liberal si basa su due soli princìpii” (pag. 199). La lezione vale quindi anche per il PD italiano.
I risultati sperimentali del Prof. Haidt sono di grande utilità sociale: “eravamo tutti molto preoccupati per la polarizzazione e l’inciviltà della vita politica americana e intendevamo usare la psicologia morale per aiutare le persone politicamente schierate a comprendersi e rispettarsi fra loro”.
E così Haidt ha scoperto che le sue idee sono in perfetta consonanza con un grande sociologo di origine ebraica, Émile  Durkheim (1858 - 1917, la cui visione coincide con quella del filosofo irlandese Edmund Burke, 1729 - 1797), “che nel 1897 ammoniva contro i rischi dell’anomia (l’assenza di norme) scrivendo che “l’uomo non può interessarsi a fini che gli siano superiori e assoggettarsi ad una disciplina, se non scorge sopra di sé niente cui sia solidale. Liberarlo da ogni pressione sociale significa abbandonarlo a sé stesso e demoralizzarlo”. Una società durkheimiana apprezza più i doveri che i diritti” (pag. 208).
In conclusione, Haidt suggerisce ai democratici “di smettere di considerare patologico il conservatorismo” (pag. 210) perché i suoi valori sono parte integrante della natura umana.
A scanso di equivoci, va chiarito che conservatorismo non è anti-illuminismo.
"Il conservatorismo moderno nasce dall'interno delle principali correnti del pensiero illuminista, quando David Hume ed Edmund Burke hanno provato a sviluppare una critica ragionata al progetto illuminista" (pag. 368).  Naturalmente, poi, "i partiti politici sono entità caotiche che devono raccogliere il gradimento di molti sostenitori e finanziatori, pertanto non possono mai incarnare perfettamente un'ideologia politica. Secondo me, entrambi i partiti sono afflitti da grossi priblemi. Vorrei che i democratici diventassero più durkheimiani e che i repubblicani diventassero più utilitaristi (...) In quanto utilitarista durkheimiano, trovo molti elementi positivi nel conservatorismo, ma ne riscontro davvero pochi all'interno del Partito Repubblicano" (pag. 370).Trovo che con questi strumenti dovrebbero aggiornarsi i docenti nell'àmbito delle materie della storia (per discuterne con spirito critico), della (sottovalutata) educazione civica, nonché della filosofia, e persino della lingua italiana (attraverso un'analisi dei testi pronunziati dai politici, per esempio i grandi discorsi dei Grandi leader che sono diventati, di fatto, Letteratura a pieno titolo), al fine di alfabetizzare il dialogo civile fra gl'italiani di diversi orientamenti.


L’orientamento politico è innato (sino al 50%)
Per convincere l'altro dobbiamo capire i suoi Princìpii
Il liberale J. S. Mill: “Destra e Sinistra entrambe necessarie”
GEMELLI IDENTICI.

Gli studi sull’orientamento politico -condotti sui gemelli identici (che, oltre all’ambiente prenatale e infantile, condividono l’intero patrimonio genetico) e gemelli fraterni dello stesso sesso (metà del patrimonio genetico)- suggeriscono che “i geni intervengono nello sviluppo di quasi tutti gli aspetti della nostra personalità” (pag. 354, vedi E. Turkheimer, “Three Laws of Behavior Genetics and What They Mean”, in “Current Directions in Psychological Science”, 9, pagg. 160 – 164, anno 2000).
“La variabilità delle preferenze politiche può essere spiegata, in una misura che va da un terzo alla metà del suo valore, in termini genetici” (vedi gli articoli di J.R. Alford, C.L. Funk e J.R. Hibbing, “Are Political Orientations Genetically Transmitted?”, in “American Political Science Review”, 99, pagg. 153 – 167, anno 2005 e “Beyoind Liberals and Conservatives to Political Genoypes and Phenotypes”, in “Perspective on Politics”, 6, pagg. 321 – 328, anno 2008).
E gli scienziati australiani han scoperto, dopo aver analizzato il DNA di 13mila persone, che alcuni geni (legati al funzionamento di neurotrasmettitori coinvolti nelle risposte alle minacce) differiscono fra conservatori e progressisti (cfr. P.K. Hatemi, “A Genome-Wide Analysis of Liberal and Conservative Political Attitudes”, in “Journal of Politics”, 73, pagg. 271 - 285, scoperta in linea con altri risultati che indicano i conservatori come più reattivi ai segnali di pericolo.
Esiste un livello di tratti distintivi delle predisposizioni che orienta i bambini lungo percorsi differenti, cui si aggiunge il livello dei tratti distintivi che emergono durante la crescita (adattamenti dovuti all’ambiente). Ciascuno di noi, già orientato a seconda dei geni che ha ricevuto in eredità, sceglie la narrazione di vita con cui si sente inconsciamente ed intuitivamente in sintonia. Una volta che si sia scelto di aderire ad uno schieramento politico, le persone restano intrappolate nella matrice morale di quella fazione e cercano conferme delle proprie narrazioni, ed è difficile persuaderle “se provate a contestarle dall’esterno della loro matrice”.
GENETICA. I gemelli Carlson, di professione fotomodelli.
Nati nel Minnesota nel 1978, si chiamano Kyle e Lane.

Se crediamo di essere nel giusto, dobbiamo fare un esercizio di empatia e colpirle al cuore dei loro sentimenti.
Naturalmente, come già notava il già citato filosofo liberale John Stuart Mill, entrambi sono necessari: “Un partito dell’ordine o della stabilità e un partito del progresso o delle riforme sono entrambi necessari a una vita politica prospera. Ognuno dei due modi di pensare trae la sua utilità dai difetti dell’altro: ma è soprattutto la loro opposizione reciproca, quel che mantiene entrambi entro i limiti misurati dalla ragione” (“Bentham e Coleridge”, Guida, Napoli, 1999, pag. 128, titolo originale “On Bentham and Coleridge”, 1962).
In uno dei prossimi articoli vedremo la riscoperta, da parte dell’ateo Haidt (in questo stesso libro, capitolo 11: “La religione, sport di squadra”), delle emozioni positive e affratellanti della religione, e collegheremo questa “versione durkheimiana dell’utilitarismo” alla concreta proposta di un altro pensatore, Alain de Botton (già citato nel mio Blog http://lelejandon.blogspot.it/2013/12/il-segreto-della-felicita-e-la.html) che invita a rivalutare molti aspetti che danno felicità e ci rendono persone complete (“Del buon uso della religione. Una guida per i non credenti”, Guanda, Parma 2011)

LELE JANDON




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