giovedì 3 ottobre 2013

In Principio era la Passione: il Prezzo della Libertà nella Filosofia della Natura di Vito Mancuso

di LELE JANDON 

"Nulla di grande nel mondo è stato compiuto senza Passione"
HEGEL, "Filosofia della storia" (1840), citato da Mancuso a pag. 22

"Chi ignora per quale fine esista l'Universo, ignora anche chi egli stesso sia (...) non saprebbe dire neppure per quale fine egli stesso sia nato"
Marco Aurelio, Pensieri, VIII, 52

"Avere religione significa intuire l'Universo"
Friedrich Schleiermacher, "Sulla religione. Discorsi a quegl'intellettuali che la disprezzano" (1799),
ed. it. a cura di Salvatore Spera, Queriniana, Brescia 2005, pag. 121. 


TEOLOGIA SISTEMATICA. La copertina del nuovo libro già uscito.

In Principio era la Passione.
IN GERMANIA. L'edizione tedesca
del bestseller "L'anima e il suo destino",
ha la prefazione del teologo
Hans Kung (qui sotto in foto con l'autore).
In Germania era già uscita una monografia
sulla sua teologia nel 2011 dal titolo
"Essential of Catholic Radicalism.  An Introduction
to the Lay Theology of Vito Mancuso". 
Era il Logos (Giovanni) che Vito Mancuso traduceva con (la Logica della) "Relazione" ed ora traduce con "Passione" (nella sua ambiguità latina: dolore ed amore; Goethe traduceva: "in Principio era l'Azione"). Con questo titolo intrigante (dichiaratamente, come ci ha raccontato nell'incontro pubblico in libreria a Milano) ispirato ai due grandi Classici "Il Principio Speranza" di Ernst Bloch (1855 - 1977, marxista, non credente) e "Il Principio Responsabilità" di Hans Jonas (1903 - 1993, ebreo credente), Vito Mancuso (a sei mesi da "Il Caso o la speranza?") torna in bella vista sulle librerie italiane con la sua nuova fatica (di quasi cinquecento pagine), scritta, per l'appunto, con passione. Ragion per cui, scommettiamo che questo volume diverrà un Classico proprio come i due testi dei due filosofi citati. Egli, da buon hegeliano (che su Hegel ha scritto la sua Tesi di dottorato poi divenuta il suo libro "Hegel Teologo"), valuta la Passione come il Principio ed il motore della storia. Non solo, ma anche della natura. 
Col collega teologo Hans Kung che scrive nell'Introduzione
all'edizione  tedesca: "Con questo lavoro Mancuso prosegue il
lavoro verso una rifondazione della fede che ha già iniziato
nei suoi libri "Il dolore innocente" e "Per amore"."
Il suo sito è www.vitomancuso.it
Poiché "la scienza non si occupa del problema se vi sia uno scopo nell'universo o nell'esistenza umana" (National Academy of Sciences degli Stati Uniti, 1998, citato da Mancuso a pag. 139), affrontarlo in maniera sistematica è còmpito della Filosofia e della Teologia chiedersi se questo slancio della Natura è orientato verso la Vita o il Nulla: Mancuso propone quindi la sua Filosofia della Natura, suggerendo quanto sia necessario una sapienza unitaria (io sono dello stesso parere: gli orrori della cosiddetta arte contemporanea, dei diti medi in piazza, delle canzonette sincopate e senza nulla da dire che ci tocca sentire dal super alle palestre, il nichilismo del cosiddetto cinema italiano, la disperazione di tanti giovinastri che non san più divertirsi e si pèrdono nella cultura del droga e del sesso casuale perché non credon più né in sé stessi né in Dio, i tanti artisti falliti e nevrotici, tutto ciò non é forse l'estremo risultato di questa mancanza di una filosofia della natura? Io credo sia in effetti così: la nostra visione della natura incide anche nell'arte, o presunta tale, e sugli stili di vita). Le scienze dimostrano l'inizio, l'incipit (l'origine storica, la protologia, la storia e preistoria) del mondo, il filosofo e teologo (nel nostro caso Mancuso) invece studia il Principio (l'arché, la natura naturans, il Principium universitatis, che è anche la meta ideale e la forma) dell'Universo.
AGNOSTICO. Anche Charles Darwin
era dichiaratamente agnostico, come
testimonia la sua corrispondenza privata.
Molti atei militanti odiatori delle religioni
nella loro ostilità ossessiva
tentano di strumentalizzarlo ma lo studioso
inglese aveva rispetto della fede cristiana.
"Non risco a considerare l'Universo come il
risultato del cieco caso", scrisse Darwin.
Mancuso cita quindi il fisico Gerald Schroeder: "Il paradosso della vita è l'assenza di ogni traccia in natura, nel mondo fisico, della fonte di quella informazione. Per quanto come scienziato sia riluttante ad ammetterlo, la metafisica potrebbe fornire la risposta giusta a questo paradosso" (citato a pag. 396). Sulla stessa linea il genetista Francis Colins (citato a pagg. 184 - 185): "La scienza non è l'unica strada che conduce alla conoscenza. La visione spirituale del mondo offre un'altra via verso la verità".
Come sempre nei suoi libri, il teologo laico cita i casi di Premi Nobel che pur avendo vinto lo stesso premio e quindi avendo eguali conoscenze ai massimi livelli, hanno Weltanschauung diverse: diversi modi di interpretare quegli stessi dati e opposte visioni del mondo (1 e 2). Come mai? Quelli non credenti, evidentemente, non tengono conto del bene del mondo. A tal proposito, Mancuso torna altresì a ribadire che Darwin (a differenza dei neodarwinisti ateisti militanti di oggi che lo arruolano a sproposito) era agnostico, cioé non si fece un'idea, come testimoniano varie sue lettere (le cita a pagg. 145 - 146) e come, aggiungo io, emerge anche nell'enigmatico film del misterioso Terrence Malick.
Francis Collins, genetista di fama mondiale. 
Ognuno, a seconda delle sue passioni dominanti (l'orrore o la meraviglia verso il bene ed il male del mondo, il bello e il brutto), si sceglie il suo parametro (1 o 2). Noi non siamo liberi nelle nostre Idee, ricorda Mancuso nella sua Lectio in Feltrinelli a Milano: siamo padroni delle nostre azioni, ma spesso siamo emotivi nelle nostre ideologie, e allora il teologo invita a sapere ospitare dentro la nostra mente la (oggettiva) contraddizione, cioé tenere conto per trarre le nostre conclusioni tutti quanti i lati della realtà.


****
Ci sono 3 visioni del Principio del mondo: tutte parziali
La Colpa, il Disegno Perfetto, il Caso: Mancuso va oltre
(E spiega con un esempio pittorico le varie visioni della Vita)

Una miniatura medievale esprime
una visione del mondo come
disegno intelligente e (già) perfetto
(punto 1). 
Egli mostra anzitutto che si può guardare il mondo e giudicarlo a partire dal dato fisico (con gli esiti del monismo di Spinoza oppure del materialismo marxiano) oppure dal punto di vista morale: chi non crede, come Ivan Karamazov che non lo accetta, lo vede come assurdo (vedi sotto punto 1), chi crede distingue Dio e mondo e quindi sa cogliere il male come Platone e Kant e "guarda il mondo e non si ritrova a casa, si percepisce in esilio, e da qui proietta il suo vero sé nell'alto dei cieli" (pag. 104).
Allora, per uscirne, Mancuso propone di guardare nella prospettiva evolutiva.
A questo punto, lo studioso così riassume lo stato della questione, schematizzando le tre maniere di spiegare l'origine del mondo (pag. 49 et pagg. 87 - 88) "perché il modo con cui si pensano il mondo e la natura decide anche quello in cui si pensa Dio" (pag. 373), con la chiarezza di chi ha passato una vita di ricerca a riflettere in maniera radicale ed onesta, Mancuso così riassume gli orientamenti verso la vita in cui ciascuno di noi può riconoscersi, a seconda delle sensibilità (passioni, appunto):

1) il Logos (Legge-Logica, radice "lg", donde il gr. "légo", "mettere insieme", ed il lat. "lex") cioé il Progetto, il Disegno Intelligente (e la divina Provvidenza) degli antichi Greci (in Pittura: il Dio col compasso delle miniature medievali) degli Stoici, la metempsicosi ed il panlogismo di Plotino (secondo il quale ognuno rinasce in una vita secondo i meriti o le colpe della precedente: ad esempio se uno è schiavo è perché nella vita pregressa era stato un cattivo padrone), e (per quanto riguarda la Bibbia) nei libri del Siracide e dei Proverbi, per esempio.
Ritroviamo tale visione nell'ebreo Spinoza ed i cristiani Leibniz (che parla de "il migliore dei mondi possibili") ed Hegel (il cui motto è "tutto ciò che è reale è razionale"): il mondo è OK così com'é. Chi ha abbracciato questa visione spesso ha abbracciato l'impegno politico. Secondo Mancuso, hegeliano sui generis, è insufficiente perché non rende conto del male (fisico e morale) casuale, che ci càpita per caso, senza nostra colpa: "unde malum?" è il problema del primo famoso libro di Mancuso, Il dolore innocente (qui linkata la prima scena del film "Hereafter" del Premio Oscar Clint Eastwood, che riproduce la forza di uno tsunami: http://www.youtube.com/watch?v=AHGveHs0HPM) Il problema a cui, ad Auschwitz il tedesco Benedetto XVI non ha saputo rispondere. Questa idea di Provvidenza è crollata dopo il tentato genocidio contro gli ebrei da parte dei nazionalsocialisti, e proprio i filosofi e teologi ebrei han ripensato l'idea di Dio dopo Auschwitz. 

"La nave della follia" di H. Bosch,
1500,  Musée du Louvre, Parigi,
illustra la visione del mondo come caos che
nella Modernità è stato portato nelle menti
con le teorie di Darwin, Marx e Freud.

2) il Caos o il Caso o Polemos (in Pittura: "La Nave della Follia" di Bosch): l'Assurdo, il mondo è in balìa del caso, se è sorto è per un colpo di fortuna chimico, un "jackpot cosmico" (come emerge nella Teogonia di Esiodo e poi in Epicuro e nella dottrina del clinamen che Lucrezio illustra nel poema De rerum natura), ed è "orientato all'assenza della vita", e la vita è "un'odissea senza Itaca". Il titolo del penultimo libro di Mancuso (ricordate?) era proprio "Il caso o la speranza?" (qui trovate la mia recensione: http://lelejandon.blogspot.it/2013/06/disputa-fra-un-liberale-kantiano-e-un.html). E' oggi la visione dominante nelle élite culturali per cui il mondo non è un "cosmo" (dal greco antico kosmos, ordine, donde anche la parola "cosmetica"). Tale ideologia arriva sino alla fantascienza (come l'ha definita Ratzinger nella sua recente risposta all'ateo militante Odifreddi) del "gene egoista" di Richard Dawkins.
E' con disgusto morale che guardano al mondo persone come il personaggio di Ivan nel bellissimo romanzo "I Fratelli Karamazov" (V, 4 e 3) di Dostoevskij che dice al fratello prete Alioscia: "Non è Dio che non accetto, ma il mondo da Lui creato". A me viene in mente, come ulteriore esempio, la formula di Boltzmann (1844 - 1906), cioé la formula dell'entropia, che sta alla base del disperato romanzo "Insciallah" (Rizzoli 1990) di Oriana Fallaci (1929 - 2006). E' il sentimento che è stato variamente detto angoscia e disperazione (Kierkegaard), La Nausea da Sartre e La Noia da Moravia (donde i titoli dei loro più noti libri), la "ribellione" (da Camus), e il pessimismo del non voler mai esser nati di Leopardi, Cioran e Schopenhauer (cfr. il libro di Umberto Curi, "Meglio non essere nati. La condizione umana tra Eschilo e Nietzsche", Bollati Boringhieri, Torino 2008) sino al pensiero di intellettuali come Scalfari. Quest'atteggiamento misantropo porta anche all'esito del suicidio (da Emilio Salgari e Carlo Michelstaedter sino ai recenti suicidii di Mario Monicelli, Lucio Magri e Carlo Lizzani). Visione insufficiente anche questa di questi atei: perché non dà conto dell'Evoluzione verso il meglio, la Razionalità (Einstein: "God doesn't play dice").
"Le Tentazioni di Sant'Antonio" di Bosch (1453 - 1516),
Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona: nel mondo regnano la
corruzione e l'assurdo. 
Ma "se il caos fosse la dimensione ultima (...) nessuno sentirebbe l'impulso a (...) vincerlo mediante il logos" (pagg. 96 - 97): in linea con Esiodo, è "teogonia", creazione della divina armonia cioé del bene. Nel mondo c'è un Senso "se non altro perché noi siamo affamati di senso" (pag. 18, concetto che riprende a pag. 42 ove dice che è ben curioso che da un universo senza senso sian nati dei grandi cercatori di senso come noi umani).
MALE DI VIVERE. La visione del mondo come caos o caso porta anche
all'esito estremo del suicidio, come mostrano anche i recenti casi di
Monicelli e Magri. Sopra, "The Bridge", di Michael Breyette. 

(Parentesi: come vedremo, sia per i Greci sia per la Bibbia, ci sono entrambi, 1 e 2: Esiodo dice nella Teogonia che "primo fu il Caos", come dirà il romano Ovidio; e vari versetti della Bibbia pure, in primis Genesi 1, 2: "la terra era deserto, vuoto, tenebra sopra l'abisso...", ma anche il dogma cattolico della c.d. "creazione dal nulla", cfr. Catechismo art. 296).  Per Mancuso, le rivoluzioni di Copernico & Keplero & Galileo, Darwin, Marx e Freud han portato nella modernità proprio questo sospetto che il mondo sia solo caotico, senza senso (e, soggiungo io, porta anche al positivismo, anche giuridico, con tutte le mostruosità che esso comporta). Invece lo scopo dell'Universo c'è, ed è conoscere sé stessi (come diceva il motto scolpito sul Tempio di Apollo a Delfi spesso citato da Socrate nei dialoghi di Platone), quindi cercare i Princìpii dell'Universo.  
ANGOSCIA. Il quadro più famoso di Munch
(1863 - 1944), conservato alla Nasjonalgalleriet
di Oslo, "Il grido", illustra una visione del mondo
come colpa (punto 3). Fu concepito dall'Autore
(segnato sin da piccolo da numerosi lutti in
famiglia)  in sèguito ad un attacco di panico
mentre era a passeggio con amici. 

3) la Colpa-Catastrofe (in Pittura: "L'urlo" di Munch, 1893): da Anassimandro allo gnosticismo (delle numerose sette gnostiche contro cui combatté Ireneo, e del Vangelo di Tomaso e Vangelo di Filippo e della scuola valentiniana: per gli gnostici in origine il mondo era buono ma poi è avvenuta una catastrofe. Concezione che pure è contenuta nella Bibbia, cfr. Genesi 3 - 11, Giobbe e Qohelet e Giovanni) sino al colpevolismo di Paolo e dell'africano Agostino col loro Peccato Originale, Teoria che tiene insieme 1 (Logos originario) + 2 (Caos portato dalla scelta errata dell'uomo).
Ci sono poi i manichei e i càtari. Queste sono le tappe di questa dottrina (pag. 332):
- tutte le creature sono create buone per natura
- molti angeli hanno commesso un peccato di concupiscientia mentis: volevano essere come Dio seguendo Lucifero, il più intelligente di tutti (fu abbandonata ben presto la teoria secondo cui era un peccato di concupiscienza perché ci si è ricordati che...gli angeli sono puri spiriti!)
- sulla terra il Diavolo e i suoi angeli hanno un forte potere
-tale potere è concesso da Dio per mettere alla prova l'uomo
- è prevista la dannazione eterna per chi li segue.
Peccato che...(come nota Paul Ricoeur), se nasce in funzione antignostica, questa dottrina è finita per diventare essa stessa gnostica-dualista (e schizofrenica, aggiungiamo noi) .
Neanche questa va bene: dove la mettiamo la bellezza ed il bene del mondo? E la Gioia? ("In Principio era la Gioia", Original Blessing, dice il grande teologo americano Matthew Fox cacciato dall'agostiniano dogmatico Ratzinger per aver contestato proprio questo falso mito del peccato nel suo libro (edito proprio da Mancuso nella bellissima collana "Campo de' Fiori" per Fazi). Il mito del peccato originale ha prodotto pessimismo antropologico, sessuofobia ed "infiniti sensi di colpa" (verso Dio, pag. 75) perché "ha caricato sulle spalle degli uomini la responsabilità per il male del mondo" oppure non sa spiegare l'esistenza del Diavolo ("la permissione divina dell'attività diabolica è un grande mistero", dice il Catechismo rifugiandosi nella categoria del "misterium iniquitatis").

****
Shiva danzante, Los Angeles, County
Museum of Art. Questo dio che danza
è venuto in mente anche al fisico
americano Frijtof Capra in un momento
di contemplazione, come narra nel suo libro
"Il Tao della Fisica", citato da Mancuso. 
4) il Giuoco, il Divertimento, la Vitalità, il Vitalismo (panpsichismo od ilozoismo), l'Eros per cui il mondo è una giostra cosmica donde ci si sottrae attraverso il nirvana (quiete dell'anima). Troviamo questa visione anche nella cosmogonia di Eliopoli dell'Antico Egitto, col dio del tramonto Atum che generò il mondo con un gesto di autoerotismo. Questa concezione per cui è il desiderio del piacere che crea e muove il mondo la ritroviamo anche nei Veda (i testi sacri indù, che parlano di "tapas", desiderio, di essere a partire dall'acqua nera primordiale che ci ricorda la moderna teoria dell'energia oscura. In Arte, tale visione si trova attestata ne "Il Danzatore Divino" del Museo Nazionale di Nuova Delhi (ed acquistabile in miniatura in tutte le bancarelle indiane).  Anche nella Bibbia è presente questo sentimento della sapienza divina che si diverte mentre il mondo si fa (Giobbe 28; Baruc 3, 9 - 4, 4; Siracide 24 e Sapienza 7, 22 - 8, 1) e nella Cabbala ebraica. (Sull'importanza della celebrazione del giuoco e del risvegliare il "fanciullino" che è in noi, nel Taoismo cfr. il teologo Matthew Fox, Creatività, pagg. 175 sgg.) Ma anche questa maniera di vedere il mondo, per Mancuso, è inadeguata: non sa prendere sul serio il dolore morale e fisico umano. La vita non è un giuoco! Di questa visione, Mancuso salva il fatto che la materia è già vitale (cioé la vita parte dalla materia), come già diceva Newton: egli abbraccia il vitalismo di Whitehead, Jonas, Nagle e Bergson (che parlava dell'élan vital, slancio vitale).
5) Oltre a queste quattro possibili visioni del mondo, c'è poi l'ottimismo drammatico di Vito Mancuso, che mette insieme la prospettiva 1 + 2, "come il viaggio dell'Odissea", e che tenteremo d'illustrare in estrema sintesi nella presente recensione, invitando il Lettore alla lettura e allo studio del libro stesso per capire meglio le tesi del teologo. Dal punto di vista politico, la prima visione corrisponde all'anarchia (anche etica, spesso: si pensi anche solo l'idea dei pacs, l'esempio è mio), la seconda alla monarchia (e al principio di autorità); quella di Mancuso, che dà ragione ad entrambe sintetizzandole in un sistema, alla democrazia (Mancuso intende dire la democrazia liberale), un sistema "ordinato e caotico al contempo, esattamente come tutti i sistemi democratici" (pag. 114), ove "se non si ottiene il consenso, tale governo non può operare, per cui è costretto a "chiedere la fiducia" (che in teologia si chiama fede" (pagg. 114 - 115): "Senza il volere del singolo infatti Dio non governa sulla vita di nessuno; se uno non gli dice di sì, Dio non entra nella sua esistenza". Contro l'evoluzione dualistica (della prima visione) e l'evoluzionismo monistico della seconda visione, Mancuso propone un'evoluzione di tipo duale, non dualistica, ché esiste un'unica fisica e nessuna metafisica: l'universo è sia energia-materia sia energia-forza. Si tratta d'introdurre, come vedremo, la Forza. A tal proposito vorrei aggiungere una curiosità: anche Aristotele non ha mai parlato di metafisica, la sua opera c.d. "Metafisica" è stata così chiamata da Andronico di Rodi, e letteralmente indica una posizione "metà tà fisikà", cioé "dopo i libri di fisica". Lo Stagirita definiva invece la scienza trattata in quei libri "filosofia prima" perché dà giustificazione dei Princìpii e si occupa della realtà tutta intera.
RELAZIONE DEMOCRATICA. E' l'unica relazione possibile fra Dio e gli esseri umani, secondo il teologo Mancuso.
Nella mappa qui sopra, in blu, le democrazie nel mondo: la maggioranza sono Paesi cristiani. 

****

La Lezione di Metodo dell'hegeliano sui generis Mancuso:
guardare in faccia tutti i lati della realtà, saper ospitare nella nostra Mente la Contraddizione
Anche scienziati atei vedono una Logica orientata alla Vita:

Mancuso diagnostica qui la crisi dell'Occidente (si pensi all'"Etica senza ontologia" di Hilary Putnam, 2004): la mancanza di un sapere unitario che "sappia armonizzare i dati scientifici con i princìpii etici" (pag. 372). Il problema filosofico e teologico é: "qual è il punto di vista più maturo per guardare questo mondo?" (pag. 16). L'armonia o il conflitto? La risposta è entrambi. Mancuso quindi riconosce che sono veri entrambi i primi due punti di vista, ma ambedue parziali: "vedendo i pro e i contro di una e dell'altra parte", cerca una Terza Via: la prospettiva dell'Evoluzione. Il mondo evolve complessivamente verso una crescente organizzazione, un migliore Ordine. Aumenta il disordine ma contestualmente anche l'ordine. Per riuscire a vedere che una Logica c'è in questo mondo, nella nostra natura umana, nello slancio vitale della Natura, non serve mica l'idea di Dio o essere credenti, ci fa notare Mancuso. Cita Paul Davies: "Nulla all'interno della scienza spinge a favorire l'entropia rispetto alla complessità organizzata per caratterizzare l'evoluzione dell'Universo" (pag. 381). La selezione naturale intuita da Darwin "è possibile solo perché prima ha operato la logica opposta, l'aggregazione" (pag. 155).
Il dilemma: "JACKPOT O LOGOS?" 
LA FEDE nella NATURA UMANA
Per esempio, anche il non credente Christian De Duve vede la materia originaria già vitale e considera l'Universo "come un'entità dotata di significato in modo tale da generare la vita e la mente, destinata a dare origine a esseri pensanti in grado di discernere la verità, di apprendere la bellezza, di sentire amore, di desiderare il bene, definire il male, sperimentare il mistero" (citato alle pagg. 144 - 145).

Da buon hegeliano, il professor Mancuso segue il metodo contradictio est regula veri, non contradictio falsi (un motto che chi ha onestà intellettuale dovrebbe tenere bene in mente anche quando affronta la realtà dei problemi sociali e politici sapendo vedere oltre le logiche dei partiti) riformulato così da Florenskij: "una formula intellettuale può essere superiore agli attacchi della vita solo se accoglie in sé tutta la vita, con tutte le sue varietà e contraddizioni presenti e future".
Egli dunque fa l'operazione verità:

Tesi (1) + Antitesi (2) = Sintesi hegeliana = la Verità tutta intera


***
La Terza Via oltre il "Mistero": 
Caos + Logos = Passione risponde alla domanda Unde malum?
Il filosofo hegeliano tiene così insieme i contrasti della Vita


DIO EVOLVE?
Il libro del giornalista americano non viene
menzionato nel nuovo libro di Vito Mancuso
che però, alla fine, chiarisce: "L'assenza di una
perfezione iniziale vale anche per Dio in rapporto al
mondo, nel senso che Dio, in quanto Creatore del mondo,
istituisce un rapporto con il mondo tale da far evolvere
anche lui. Non affermo che Dio evolva in sé stesso perché
a questo proposito non è possibile dire nulla (sono comunque
portato a negare tale evoluzione di Dio in sé); affermo
che Dio evolve in quanto creatore" (pag. 432). 
Mancuso legge nel NT una logica dialettica che produce il negativo (passione-morte) ma complessivamente orientata alla vita nuova (la "risurrezione"). Ecco perché, secondo, Mancuso, i Vangeli parlano di "necessità" della Passione di Gesù: è il Cristo cosmico che con la propria vicenda rappresenta la logica cosmica, il rapporto, la relazione (logos) fra il Principio e il mondo (pagg. 89 - 91) che fu intuito dall'ebreo Gesù di Nazaret che chiamava Dio "abbà" (in aramaico, "babbo"). Lo scopo dichiarato del libro di Mancuso quindi è questo: "la dottrina cristiana della creazione si deve profondamente rinnovare, facendo comprendere come, nella sua essenza essa trasmetta l'idea che l'amore non è in contraddizione con il lavoro del mondo, che l'amore non è contestazione o trasgressione della logica che presiede la natura" (pag. 35).
Invece, se noi sentiamo i noiosi sermoni e le articolesse degli anzianissimi cardinali, sempre ci sentiamo ripetere che l'agape ("amore purissimo", traduce Mancuso) è qualcosa di eccezionale, che per così dire va oltre la natura.
Analogamente, la dottrina cattolica interpreta il peccato di Adamo ed Eva nella Genesi come un peccato sessuale, creando, a differenza degli ebrei che mai lo han interpretato in tal senso, sessuofobia.
Mancuso rifiuta altresì la visione del filosofo cattolico Luigi Pareyson (1918 - 1991), che, leggendo i passi biblici che attribuiscono a Dio molte sciagure, diceva nell'"Ontologia della libertà" che il male è in Dio stesso. E' inaccettabile sulla base delle definizioni di Dio date dal quarto Vangelo. 
Il grande  teologo cattolico ribadisce la sua Formula della Vita del suo ottimismo drammatico: 

"LA BIBBIA E I GRECI". Così rispose
in un'intervista il filosofo ebreo
Emmanuel Lévinas alla domanda su quali
siano le radici dell'Occidente.
Il filosofo Mancuso è in grado di tenere
insieme i guadagni positivi di entrambe
queste Tradizioni. 
Caos = disordine, disequilibrio, neghentropia
(il male fisico e morale,
secondo Principio della termodinamica) e quindi anche il caso
Logos = armonia, bene (Principio religioso cristiano) 

Caos o Polemos (Genesi 1 - 2) + (Dio) Logos (Genesi 3 - 11) = pathos = Principio Passione 

"In principio era il Caos" (Esiodo, Teogonia) + "in principio era il Logos" (cioé Dio, Giovanni)

= Libertà + Necessità 
= Ottimismo + Dramma

A livello di Persona è
 aumento dell'Entropia (decadimento fisico) + aumento della Saggezza

Divinità o Assoluto = Dio + mondo = panenteismo


Mi viene in mente il buon Lévinas (1906 - 1995), che alla domanda su quali siano le radici della nostra bella Europa, rispose: "la Bibbia e i Greci". Beh, il buon Mancuso sa tenere insieme entrambe le due grandi culture della nostra civiltà, con l'intuizione del poeta greco antico e la definizione di Dio del Vangelo più spirituale (Gv. 1,1, che lo definisce anche "spirito", cfr. Gv 4, 24, ed "amore", Gv. 4,8 et 4, 16).  Quest'ambiguità della Vita si ritrova nell'immagine biblica del serpente, che non è un simbolo cattivo, né tantomeno di Satana (ciò non ha fondamento testuale nella Genesi), anzi presso i popoli antichi era simbolo fallico di vita e persino protezione (pagg. 342 - 343). 

****
LA FELICE SOLUZIONE di MANCUSO: ecco gli ARGOMENTI 
La Creatio Continua avviene grazie alla Logica della Relazione
Oltre l'atomo c'è la Forza non misurabile che orienta il mondo
Coi progressi delle scienze tornano attuali Aristotele e gl'Idealisti
Il cervello umano mostra che siamo orientati verso la complessità
Kaufmann: la Mente ha conseguenze sul mondo fisico 
Gli opposti estremismi sono evoluzionismo e creazionismo

IL FILOSOFO AGNOSTICO CHE NON CREDE
AL MATERIALISMO: il sottotitolo del libro del
Professor Nagel è "Perché la concezione materialista
neodarwinista della natura è quasi certamente falsa"
Egli, proponendo di "leggere la Bibbia introducendo in essa il punto di vista dell'evoluzione anche riguardo all'idea di Dio da essa veicolata" (pag. 365), dal momento che ci sono numerosi passi in cui si attribuisce il male e le stragi d'innocenti a Dio stesso, distingue poi i termini della questione: i due opposti estremismi (nel dibattito culturale) sono evoluzionismo (che è negazionismo di Dio, ed è una delle possibili interpretazioni filosofiche dell'evoluzione, cfr. il precedente saggio, col neodarwinista Flores D'Arcais) e creazionismo (fondamentalismo americano come negazionismo delle prove dell'anatomia comparata di un'evoluzione, basata su un letteralismo biblico): cioé teismo vs ateismo. Creazione ed Evoluzione sono compatibili. Non è un aut aut bensì un et et. Ci sono due maniere di concepire l'evoluzione: senza meta (evoluzionismo ortodosso) o con una meta (creazionismo) o con una meta ma senza intinerario prefissato (evoluzione come creazione, cioé la posizione di Mancuso).
La creazione perfetta è un falso mito di cui dobbiamo liberarci. La posizione cui è giunto Mancuso è la creatio continua, cioé continua evoluzione (creazione = evoluzione), sempre in progress, day by day, benché non lineare nella storia, "attraverso l'amore, ovvero attraverso la passione". 
SERVE UN'IDEA, UNA FORMA. Mancuso fa l'esempio di
una torta per mostrare il non-senso della spiegazione
riduzionista dell'origine del mondo. E' come se si riducesse
un dolce agl'ingredienti: presuppone invece una ricetta. 


FILOSOFIA DELLA MENTE. Thomas Nagel è
filosofo della mente ed insegna alla NYU. Anche
Hans Jonas, negli anni Cinquanta, aveva, come lui
mostrato la necessità di reintrodurre la categoria
di fine nella filosofia della natura. 
Ecco i tre ordini di argomenti con cui Mancuso mostra le fallacie del riduzionismo-materialismo-meccanicismo neodarwinista (cfr. sopra la visione del mondo numero 2):
1) la vita non è riducibile alla biologia, come una torta non è riducibile agl'ingredienti: serve la ricetta. Platonicamente ed aristotelicamente, servono la sostanza e la forma, l'idea.
2) il decostruzionismo che pretende di farci abbandonare (come un "peccato di orgoglio") l'antropocentrismo (cioé il nostro posto speciale di esseri umani nell'universo, per quanto piccoli dal mero punto di vista quantitativo), potrebbe valere, dice Mancuso con una battuta di esilarante umorismo, "il giorno in cui si presentasse un canguro o una medusa a tenere un discorso contro l'antropocentrismo" (pag. 155)!
REINVENTARE IL SACRO.
3) "C'è un orientamento di fondo verso la crescita dell'organizzazione e della complessità fino a raggiungere la meta che è data dalla mente (l'essere che sa sé stesso), dallo spirito (l'essere che sapendosi diviene libero di accettarsi o rifiutarsi) e dallo spirito santo (l'essere che sapendosi accetta sé stesso e il mondo, e riproduce nella prassi la logica tendente all'armonia che ha reso possibile la vita)", (pag. 133), ivi compresa la cultura politica, come preannunciavamo (la "democrazia", dice Mancuso, dimenticando però l'aggettivo "liberale", senza il quale non c'è autentica libertà morale e quindi nemmeno etica). "Finalità ma non finalismo". Il materialismo è insufficiente perché "la materia in sé non esiste" (pag. 170), essa esiste solo mediante la Forza. I fenomeni sono portati all'aggregazione grazie alla Forza, le forze, sviluppate dalle relazioni reciproche. In questo senso, Mancuso ha sempre tradotto (ricordate?) la parola "Logos" con "Relazione", sicché l'incipit del Vangelo giovanneo diviene "in principio era la Relazione". La forza mancante nella visione miope dei neodarwinisti è lo spirito che ci dà le energie morali per fare il bene e non indietreggiare dinanzi al male morale. Persino pensatori agnostici come il filosofo della mente Thomas Nagel hanno detto che col progredire delle conoscenze fisiche, il materialismo come filosofia ha sempre meno fondamento: "ciò che è materiale" come intuì l'Oriente, "è espressione di una dimensione non materiale" (pag. 183) e dunque torna quindi d'attualità la visione formale di Platone e Aristotele rispetto a quella materiale di Leucippo e Democrito" (pag. 171), come abbiamo argomentato anche noi (per mezzo di Jung) nella nostra ricerca sui sogni, pubblicata su questo Blog
PUBBLICATO IN ITALIA GRAZIE
A VITO MANCUSO. "Gli artisti - scrive il teologo
pubblicato da Mancuso nella collana di spiritualità
"Campo de' Fiori"-  lottano con il caos,  lo smontano,
decostruiscono e ricostruiscono  a partire da
questo. Accettare la sfida di convertire
il caos in un qualche tipo di ordine (...): ecco qual
è il ruolo dell'artista." (pagg. 11 - 12). In questo
volume si descrive "la forza originaria della
creatività" come essenza della natura umana. 
(http://lelejandon.blogspot.it/2013/05/la-natura-dei-sogni-dallimmaginario-dei.html). "Aristotele diceva sostanza + forma, e diceva bene, perché la forza conferisce forma, produce logica" benché mediante anche il concorso del caos (il disordine e il male, pag. 181). Ne consegue che "l'idealismo è più reale del materialismo" (pag. 183). A chi gli obietta che noi siamo così piccoli e "insignificanti" da un punto di vista quantitativo, egli ammette che da questo punto di vista noi non siamo il fine della creazione, ma dal punto di vista qualitativo sì (pag. 388): "non esiste nulla di più complesso del cervello umano" (pag. 108, e noi potremmo proprio portare l'evoluzione del cervello da rettiliano a mammaliano come esempio di questa crescita verso la complessità). Il grande biologo americano Stuart Kaufmann, fra gli elaboratori della Teoria della Complessità, afferma ciò che sanno tutte le sapienze spirituali: "la mente immateriale - non reale oggettivamente- ha conseguenze sul mondo fisico reale" (citato da Mancuso a pag. 187). Esiste quindi un'energia (in Fisica: "capacità di compiere un lavoro") che non è misurabile, è opera della libertà, incluso l'Eros.
Inoltre, poiché l'espansione continua dell'universo è spiegabile solo perché esso è dominato da un'energia oscura di cui non si sa nulla fuorché il fatto che essa non è soggetta a forza di gravità (né sarà soggetta al alcuna diluizione, pag. 190), è lecito ipotizzare che ciò sia Dio-Amore, come ammette anche il fisico di Trieste Claudio Verzegnassi. Attenzione, però: Dio non risiede in un inesistente aldilà, ma, concependolo come energia oscura, esso è pensato come realmente aldilà.
IL FISICO TRIESTINO che PONE
L'IPOTESI-DIO.

                                           *****
LA RILETTURA della GENESI: "é COME UN DITTICO
con due PALE, una di LUCE ed una OSCURA"
Quel dogma del Vaticano sulla c.d."Creazione del Nulla": nella Bibbia non c'è, è senza fondamento 
La Scrittura parla di "Caos" posto come  necessario assieme al Logos
Il Serpente non è Satana, è la Vita!
Dio è amabile in quanto Puro Amore

Ma allora donde proviene il male, il disordine?
Esso c'era sin dal Principio, appunto. Ma non come potenza: esso fu creato da Dio (assieme al Tempo) come prima opera (non come primo tentativo mal riuscito bensì) perché quello stato dell'essere era ed è la condizione ontologica necessaria sia per l'evoluzione del mondo sia per la Libertà umana (pag. 239), "per il darsi di storie reali, e non di un semplice palcoscenico dove si recitano copioni scritti da altri" (pag. 341) e "quindi dell'amore" (pag. 366). Quel Caos non è né dentro Dio né fuori di Dio: "Dio è altro proprio per la sua radicale immanenza, per la sua capacità di abbracciare ogni cosa. Dio è trascendente in quanto perfettamente immanente" (pag. 271). La Creazione è un Chaoskampf ed il male è per così dire "il lato oscuro del bene". 
"La distruzione del Leviatano", illustrazione
di Gustave Doré (1832 - 1883). I mostri di cui
parla la Bibbia sono il simbolo della
contraddittorietà della Natura, ove è presente
anche sin dapprincipio il Caos. 
Né è frutto del c.d. "peccato originale" (di Adamo e prim'ancora degli angeli), infausta teoria che porta Agostino a mandare all'Inferno i bimbi morti senza battesimo, e che invece ne è una manifestazione, non una causa! Dice Matthew Fox, teologo che proprio Mancuso ha il merito di aver pubblicato in Italia, che il caos è condizione per la nostra creatività, "noi dobbiamo imparare, proprio come fa ogni artista, a convivere con il caos, anzi, a danzare con questo mentre lo ascoltiamo e cerchiamo di mettere un pò d'ordine" (M. Fox, "Creatività", Fazi editore, Roma 2013, collana diretta proprio da Vito Mancuso, pag. 11). Il grande teologo statunitense cita Thomas Berry che definisce l'evoluzione stessa come creatività e che l'universo (l'"artista primario") ha una "predisposizione verso la creatività" (pagg. 46 - 47).
(A proposito d'intelligenza creativa, Mancuso ne ha da vendere: a differenza di teologi limitati che, da topi da biblioteca infecondi, citazionisti e dalla cultura libresca non producono mai nulla di personale e nuovo, Mancuso è uno scrittore prolifico in grado di elaborare nuove Tesi: ecco il coraggio della creatività di cui parla Fox).
"Il cosmo con il suo mistero è tanto
immenso che nessuna mente o sistema
di menti lo racchiuderà mai,
e anzi questa radicale indeterminazione
della mente nel rapporto con il mondo
è necessaria perché si possa continuare
a dare la libertà. Infatti il giorno in cui il
sapere giungesse a stabilire con certezza
l'origine e la fine delle cose non ci sarebbe
più spazio per la libertà, rimarrebbe solo
l'obbedienza" (V. Mancuso, pag. 374).
Il peccato originale è una dottrina antibiblica (come mostra la grande Tradizione di studio ebraica). Così come non c'è nella Bibbia (come già aveva mostrato Hans Kung) la c.d. "creazione dal nulla" (creatio ex nihilo e de nihilo, di cui non c'è nemmeno la parola, in ebraico!), di cui han incominciato a parlare alcuni padri della chiesa (Teofilo di Antiochia, Ireneo, Tertulliano, Origene, Basilio di Cesarea, Agostino e Leone Magno) ed è poi stata resa praticamente un dogma con pretese scientifiche (come reazione all'estremismo pessimista dei sessuofobici e vegani càtari, sino all'"anathema sit" per chi la neghi del Concilio Vaticano I!) benché ci siano stati altri padri della chiesa, come Atenagora, Giustino martire, Clemente di Alessandria e Gregorio di Nazianzio che invece parlavano, con fedeltà al testo biblico, di "materia informe" (Sapienza, 11, 17), proprio come "la chora di Platone e la hyle di Aristotele" e l'aperoin di Anassimandro. Il Catechismo, quindi, va riscritto in quel punto perché non è vero quel che insegna la Chiesa a questo riguardo. La Bibbia racconta sia che Dio crea mediante le mani (come un artigiano, come il demiurgo del "Timeo" di Platone) sia mediante la parola (logos), maniere simboliche per indicare questo lavoro sempre in fieri che è la creazione-evoluzione, nel senso che Dio dà una logica informativa, dà un ordine così da orientarlo.
MA il DIAVOLO ESISTE? Secondo BERGOGLIO SI',
per MANCUSO NO:  ESISTE la DIABOLICITA'.
Qui sopra, una scena del film dell'orrore "L'esorcista" (1973)
del Premio Oscar William Friedkin.
La Bibbia spiega il male, il caos, in due maniere: o è responsabilità di Dio oppure sono dei mostri (come il Leviatano del libro di "Giobbe", reso famoso dal filosofo secentesco Hobbes, oppure Rahab, Behemot, i draghi alati, i serpenti che emettono fuoco, i satiri, l'unicorno o basilisco, i giganti): benché sappiamo che probabilmente altro non erano che l'ippopotamo e il coccodrillo, il significato è mostrare la contraddittorietà e la mostruosità della natura (che è anche matrigna, come vedeva dal suo punto di vista parziale Leopardi). Tale dialettica della Natura è simboleggiata dal serpente che nelle culture antiche è anche divino (nell'induismo la kundalini, l'energia vitale in noi, significa serpente), simbolo (fallico) di fecondità e rigenerazione, di protezione (è il simbolo del dio Eusculapio, del quale già abbiamo parlato in questo Blog (http://lelejandon.blogspot.it/2013/05/la-natura-dei-sogni-dallimmaginario-dei.html), ed è associato al sapere (che è utilizzabile anche per il male), ma mai nella Bibbia ebraica lascia anche solo supporre che esso sia Satana (pag. 341)!
BIOLOGIA FILOSOFICA. Il filosofo ebreo
Hans Jonas propone una filosofia della natura.
Come la creatività di cui parla Fox può essere usata per la biofilia (amore la vita) quanto per la necrofilia (la cultura della morte), così per Mancuso "il nostro essere passione può essere sia distruttivo che costruttivo, tutto dipende da come siamo in grado d'incanalare questa forza" (pag. 150). Alcuni libri dell'Antico Testamento attribuiscono a Dio anche la distruzione, invece il cristianesimo introduce un duopolio (ma non dualismo perché Dio resta l'unico Principio: regno dei cieli vs regno di questo mondo) ove il Diavolo è (traduce Mancuso con linguaggio moderno) "il principale di questo mondo" (pag. 293). Ma i testi che attribuiscono arbitrarie e furibonde stragi d'innocenti a un dio minaccioso, iracondo e violento (smentendo così il principio-base della giustizia che è dare-a-ciascuno-il-suo) sono "strumentalizzazioni a fini di potere dell'idea di Dio" oppure tentativi ispirati da maschilismo. "Il che induce a leggere la Bibbia introducendo il punto di vista dell'evoluzione" (pag. 365). Ed è quindi così che Mancuso compie una rilettura della Genesi che, spiega con una bella immagine, è come un dittico, composto da una pala luminosa (Genesi 1 - 2) e da una pala oscura (Genesi 3 - 11). Col panenteismo, l'assoluto si definisce come Dio + mondo: come diceva il mistico Meister Eckhart, la divinità è più ampia di Dio. Esclude che Dio (come scrisse Pareyson nel capitolo "Un discorso temerario: il male in Dio" del suo "Ontologia della libertà") sia autore del male, perché, benché in sé non si possa definire, egli è amore, luce e spirito, e, aggiunge in una pagina durissima contro chi coltiva una religione antiumanista, "com'é possibile amare Dio se lui per primo non è amore?" Sennò "lo si potrà temere, riverire, omaggiare, ma non amare. L'amore si nutre di amore. Chi coltiva un'immagine di Dio che, oltre a essere amore, è anche all'occasione qualcos'altro, è strutturalmente incapace di amare Dio, e anche se dice di amarlo, in realtà ama solo la propria religione, la propria istituzione, la propria appartenenza, in fondo solo sé stesso, e le proprie sicurezze" (pag. 367).
****
IL CIELO STELLATO SOPRA DI ME.
"E' dalle stelle che prende origine la vita da
cui si produce il pensiero al servizio
della vita che chiamiamo legge morale"
(V. Mancuso, pag. 389, spiega così la meraviglia
di Kant sul "cielo stellato sopra di me e la
legge morale in me"). 
Mancuso approfondisce a questo punto il problema dell'esistenza del Diavolo (marginale dell'AT, che ha una visione unitaria che riconduce tutto a Dio, nel bene e nel male, e sviluppato dall'immaginario religioso dei Cristiani) che secondo lui non può esistere come persona (ma esiste la diabolicità, intesa come crudeltà fine a sé stessa, io direi con termine tecnico algolagnia, sadismo, cf. "L'anima e il suo destino" e che non va confusa con gl'indemoniati dei Vangeli, i daimonizoménoi che non sono malvagi in sé). Mancuso quindi auspica un ritorno all'unitarietà della visione ebraica contro la divisione (diabolica, appunto, visto che diavolo deriva da diaballo, dividere) portata dal cristianesimo. Mancuso individua anche le auto-contraddizioni di Ratzinger che nel 1973, correttamente (come pensa oggi anche Gerhard Ludwig Muller, attuale suo successore come Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede), parlava della impersonalità del diavolo che è la negazione stessa del concetto di persona (nel senso di Tommaso e Buber) per la sua anonimità ed il suo essere senza volto (io direi, con Lévinas, il non guardare in faccia gli altri); mentre nel 1985, in un dialogo con Vittorio Messori improvvisamente ne parla come di un essere personale (come pensava Paolo VI e come pensa Bergoglio). Misteri.
"EVOLUZIONE CREATRICE".
E per mostrare questa contraddizione irrisolta del cattolicesimo, Mancuso cita l'aneddoto di Kant che narra di padre Charlesvois cui un catecumeno irochese chiese: "Ma perché Dio non uccide il Diavolo?" (pag. 308), domanda rimasta senza risposta come quella di Ratzinger in visita ad Auschwitz. Del resto, già il pagano Celso criticava la fede dei cristiani proprio su questa aporia: ma perché, se il vostro Dio è buono, non uccide il diavolo? (cfr. Origine, "Contro Celso", VI, 42). L'errore sta nel pensare una perfezione iniziale e un diavolo personificato, mentre Mancuso ci propone di pensare che il caos ci fosse sin dall'origine, e non dopo la Creazione per qualche presunto peccato.
Alla domanda sul perché Dio ha creato il mondo egli accetta la risposta di Kant (ne "La religione entro i limiti della sola ragione"): l'uomo inteso nella sua perfezione morale (il regno dei cieli, cioé la mente buona, il cuore, la nobiltà dello spirito, e che gli Ebrei chiamano Messia), mèta che non è garantito sarà raggiunta.
                    LA COSMOLOGIA CI SALVERA'. PAROLA DI MATTHEW FOX. 
               Mancuso nota quanto "significativa" sia "la diversa visuale fra chi guarda
dall'alto, per esempio un cosmologo, e chi guarda dal basso, per esempio un
paleontologo. I teologi sono soliti guardare dall'alto" (pag. 128).
Secondo, appunto, il teologo Matthew Fox, i programmi scolastici, se vogliamo 
                 creare anche rispetto per l'ambiente,  devono accogliere lo studio della 
          cosmologia per ingenerare  quel senso di meraviglia di cui parlava Tommaso
 d'Aquino (che riprendeva Aristotele):  "Solo la consapevolezza 
della sapienza del cosmo e della terra  può generare sapienza 
ed entusiasmo nel conoscere il cuore e la mente dell'essere umano" 
(M. Fox, Creatività, pag. 198).  Un'idea condivisa anche dalla grande 
pedagogista italiana  Maria Montessori (1870  1952): "Se l'idea dell'universo verrà
presentata  al bambino nel modo giusto, questa susciterà in lui ammirazione e meraviglia". 
Come suggerisce il sacerdote-astronomo George Coyne, "Dio (...) vuole che l'Universo abbia la sua autonomia e il suo dinamismo." (citato a pag. 125 da Mancuso). Quindi, ben lungi dalla visione del Catechismo di Pio X che descrive Dio come "padrone della natura", "la natura non ha padroni", è libera, e (diceva il paleontologo cristiano Teilhard de Chardin) "Dio non fa: Egli fa sì che le cose si facciano"), checché ne pensino i fondamentalisti letteralisti (di cui parlava l'ateo Christopher Hitchens nel libro "Dio non é grande") che di volta in volta additano qualche categoria di peccatori per spiegare sismi o uragani di turno (pagg. 391 - 392). Ecco così risolta l'obiezione degli atei che negano la possibilità di Dio pel fatto che non interviene contro le stragi degl'innocenti.
La Natura é libera però orientatata verso la crescita della complessità ed organizzazione, appunto: verso il Logos. Poiché c'è anche una direzione contraria all'entropia, ossia verso l'ordine, possiamo attribuirla ad una Forza esterna al mondo: possiamo vedere "una logica orientata alla relazione e all'aggregazione, verso la costruzione di legami e di relazioni" ed "è paragonabile non a un disegno, ma a una tensione, a una propensione, a una passione. Dio genera eros nelle fibre del mondo" (pagg. 397 - 398), ecco il grande ritorno ad Aristotele di Mancuso.
Ci spiegava in una sua lezione Franco Chiereghin, il mio professore di filosofia teoretica a Padova (la bella città ove Mancuso insegna "Temi del confronto tra Cristianesimo e Modernità" nel cdl magistrale in "Scienze delle religioni") che, tradotto nel linguaggio della Fisica moderna, il dio di Aristotele (il primo motore immobile che muove hos eromenos, come oggetto d'Amore) è un attrattore: come, per esempio, le città d'arte. Ma il Dio di Mancuso non è impassibile ed imperturbabile, bensì è coinvolto. Dio è la causa formale, colui che dà informazione (nel senso fisico di "quantità di forma"), sicché dalla stessa materia si generano cose ed esseri diversissimi. Come nella dottrina (o "ipotesi", secondo la traduzione del passo del "Fedone" di Stefano Martinelli Tempesta, scrive Mancuso) ripresa dai padri della chiesa: prima c'è l'anima, cioé l'Idea-Informazione, poi c'è la materia, modellata secondo l'Idea. Se fosse vera la teoria del "gene egoista" di Dawkins, l'evoluzione avrebbe dovuto fermarsi ai batteri, ben più fit to survival di tutti gli altri viventi in condizioni sfavorevoli (pag. 402). La posizione del Catechismo per cui Dio è dominus della Natura è totalitarista perché, come diceva un sostenitore convinto di tale concezione, Calvino, "non c'é più posto per il caso in tutto quello che avviene per gli uomini", sicché la logica conseguenza (per Mancuso) è il totalitarismo (come fu realizzato dallo stesso Calvino nella Ginevra calvinista, col rogo di Michele Serveto). E dopo i totalitarismi del Novecento coi genocidi di ebrei ed armeni parlare di "necessità" come ha osato fare Wojtyla per il comunismo (chissà perché solo per il comunismo) non è più possibile. 

****

IL GRAN FINALE del LIBRO che mostra la natura di Dio:
"Dio è come nostro padre che ci attende a braccia aperte sulla soglia della porta di Casa: Egli ci lascia liberi" 

CRISTO COSMICO.
La logica della  Croce, secondo Mancuso, è
cosmica, é il Principio-Passione, "un lavoro continuo
per modellare il caos che comporta necessariamente
fatica,  dolore sino all'immolazione" (pag. 2201),
fu intuito dall'ebreo Gesù che si rivolgeva a Dio
come abbà (babbo, in aramaico),
ed è già presente nella interpretazione
della condanna a morte di Socrate di Platone
nel dialogo "Politéia" ed é esemplificata
dal sacrificio di eroi sia credenti sia non credenti,
come i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino,
battutisi anche a rischio di essere uccisi per recare un pò
d'ordine e giustizia in questo mondo. L'espressione "Cristo
Cosmico" è assai cara a Matthew Fox, autore di "The Coming of the Cosmic Christ".
 Sopra, il film "The Passion", del Premio Oscar Mel Gibson,
di fede cattolica.
Abbracciando il panenteismo, Mancuso accetta il caro prezzo del "biglietto d'ingresso" nel mondo (per usare le parole di Ivan Karamazov riprese dall'ebrea morta ad Auschwitz Etty Hillesum, la cui storia approfondiremo nel nostro reportage da Amsterdam) e così descrive la paternità di Dio: egli è come il padre della parabola del figliuol prodigo che, scrive Mancuso in una pagina particolarmente ispirata e commovente in cui si serve di una splendida immagine antropomorfa per spiegare la natura del Dio in cui crede, "bisognerebbe chiamare del padre misericordioso", e "sta sulla soglia e attende costituendo per la libertà del figlio un forte potere di orientamento e di attrazione, e quando vede il figlio in lontananza è pronto a corrergli incontro per perdonarlo e festeggiarlo" (pag. 423).
E mentre in Italia Mancuso sta facendo il Tour delle librerie (in Feltrinelli a Milano ha tenuto una vera e propria Lectio a braccio), è appena uscito in Germania "L'anima e il suo destino" con prefazione del teologo cattolico dissidente Hans Kung.
E' emozionante seguire il percorso di approfondimento e affinamento del pensiero di questo filosofo e teologo che è già arrivato al suo tredicesimo libro (che consigliamo d'integrare ed approfondire con la lettura degli altri dello stesso autore). Proprio perché ci sono tanti concetti, l'Autore ogni giorno posta sulla sua pagina Facebook (che conta quattromila likes, il profilo personale invece cinquemila amici) fra le varie cose (oltre agli appuntamenti e a degli approfondimenti) un passo del suo ultimo libro, lasciando una grande libertà di espressione ai suoi lettori che gli dimostrano quotidianamente il loro affetto (https://www.facebook.com/pages/Vito-Mancuso-Pagina-FAN/160187024082886?fref=ts). Le novità estetiche di questo volume sono innanzitutto le appendici finali (che si possono leggere anche all'inizio) e le note (finalmente!) a pié di pagina, che rendono così agevole la lettura e l'approfondimento da parte del lettore dei numerosissimi testi citati dall'Autore il cui libro diviene così una "Guida dei perplessi", come sottotitola Mancuso il suo libro del 2011 (giunto quest'anno alla nona edizione, in formato tascabile) "Io e Dio".  




LELE JANDON 
laureato con Lode in Filosofia della Mente, della Persona, della Città e della Storia all'Università “Vita – Salute” del San Raffaele di Milano

Nessun commento:

Posta un commento