mercoledì 8 maggio 2013

La Natura dei Sogni: dall'Immaginario Religioso dei Greci alle neuroimmagini

 di LELE JANDON


Fra le meraviglie della Natura umana ci sono i sogni, che il nostro cervello crea da sé, mentre noi riposiamo: dormiamo. Sì, perché nel nostro cervello, anche quando lo mettiamo a riposo, ci sono sempre luci accese! Trascorriamo quasi 1/3 della nostra vita a dormire, e quasi un terzo di questo tempo (sei anni) a sognare: due ore per notte. E da quasi quattromila anni gli esseri umani cercano di trovare la chiave dell'interpretazione dei sogni: se consultate il libro di Charles Maillant ("Il codice dei sogni", Mondadori, Milano 1973, ediz. orig. fr. "Le code des rêves", Librairie Hachette 1971), che per ogni voce elenca la interpretazioni dei vari popoli, noterete le discordanze fra gl'interpreti:  quella popolare, quella greca antica di Artemidoro, quella araba di Ibn Sirin (VII secolo), quella degli Egizi, quella del manoscritto "Apomasaris", quella freudiana e junghiana.

SELENE ed ENDIMIONE. "Selene y Endimione", opera del fotografo Aurelio Monge che s'ispira nello stile a Caravaggio (1571 - 1610) e nel soggetto al mito greco di Selene (la Luna) ed Endimione.


Storicamente, come sintetizza lo psicanalista junghiano americano James Hillman (1926 - 2011) nel suo "Saggio su Pan" (Adelphi,  Milano 1977, pagg. 39 - 40; prima edizione americana "An Essay on Pan", 1972) ci sono sempre stati tre possibili approcci interpretativi al sogno:

materialistico: il sogno è un'eco nella mente di eventi fisiologici nel corpo (freddo/caldo, cibi della cena, stimoli televisivi). Questa componente c'è sia in Platone sia nel suo allievo Aristotele. Certi neuroscienziati dicono che i correlati fisiologici degli stati onirici sono le condizioni sufficienti e necessarie.

razionalistico: il sogno non ha alcun senso, è un guazzabuglio, ergo non è degno d'indagine scientifica. E' la tesi estrema dello psichiatra John Allan Hobson per quanto riguarda tutti i tipi di sogni. Per quel che concerne i sogni cosiddetti premonitori, la spiegazione di Massimo Polidoro è puramente razionalistica. 


romantico: il sogno come segno divino e della nostra natura divina, ci dona intuizioni e ispirazione. Da Platone a Senofonte ad Elio Aristide ad Achille Tazio, e fra i moderni, i poeti Novalis e Coleridge.



Sigmund Freud nella sua "Interpretazione dei sogni" (1900) seppe fare una felice sintesi di questi tre approcci:

- materialistico: la causa somatica del sogno sono gli stimoli somatici (tensioni sessuali) e lo scopo è psicofisiologico (protezione); 

- razionalistico: il sogno non ha senso (ma solo prima facie per Freud che va oltre le apparenze); 

- romantico: come i romantici, Freud crede che il sogno è decifrabile, ed è "la via regia all'inconscio", anzi è la prova dell'esistenza del subconscio.

Anche noi, alla maniera di Freud, cercheremo di tenere insieme tutte e tre queste componenti, diffidando come sempre dalle spiegazioni monocausali, come insegna il grande psichiatra umanista Karl Jaspers (1883 - 1969, il quale, comunque, diffidava dalle psicanalisi). 













E lo faremo partendo dai Greci: Giulio Guidorizzi, già autore de "Il sogno in Grecia" (1988), è tornato in libreria con un nuovo libro intorno alla storia dei sogni nel mondo greco antico, dal bel titolo Il compagno dell'anima” (euro 21, Raffaello Cortina Editore, Milano 2013), e che contiene anche un "Indice dei Sogni" alle ultime pagine. Ecco le Fonti donde attinge il grecista dell'Università di Torino: Aristotele (384 - 322 a.C.) ha scritto ben tre trattatelli sui sogni: "Il sonno e la veglia", "Sui sogni", e "La divinazione durante il sonno"; Artemidoro (135 - 200 d.C.), "L'interpretazione dei sogni"; il quarto libro del trattato della Scuola d'Ippocrate (fondatore della Medicina) "Sulla dieta"; il diario dei sogni "I Discorsi sacri" dell'oratore Elio Aristide devoto al culto del dio della medicina Asclepio (117 - 180); il trattatello "Sui sogni" di Sinesio (370 - 413); l'opuscoletto del medico romano Galeno (129 - 216) "Sulla diagnosi dei sogni"; il "De divinatione" di Cicerone (106 - 43 a.C.), ed infine il "De anima" di Tertulliano (155 - 230). 

****
2000.A.C., il sogno più antico del mondo
Gilgamesh sogna Enkidu. La madre sacerdotessa: 
"é un sogno profetico, egli sarà il tuo compagno" 

Fra i sogni più antichi di cui abbiamo testimonianza, c'è quello di Gilgamesh, riportato in uno dei primi libri prodotti dal genere umano, l'”Epopea di Gilgamesh, composta intorno al 2000 a.C. su tavolette di creta asciugata al sole e rinvenute nella biblioteca di Assurbanipal, a Ninive nel 1852 (ma riconosciute solo nel 1870 dall' assiriologo inglese George Smith, Londra 1840 - Aleppo 1876). Gilgamesh, probabilmente un re sumero poi divinizzato, figlio di un re e di una dea (la sacerdotessa Ninsun), è bellissimo, e una notte sogna il suo sogno d'amore: egli sogna d'incontrare Enkidu, “la sua controparte” (“La Saga di Gilgamesh”, a cura di G. Pettinato, Mondadori, Milano 2004, Tavola I, 79, pag. 9). Quando Gilgamesh racconta questo sogno alla madre, lei lo interpreta così, benedicendo questo futuro amore divino:


«Un compagno forte verrà da te, uno che può salvare la vita di un amico, egli è potente nella montagna, egli possiede la forza. La sua forza è così grande come quella del firmamento di An. Tu lo amerai come una moglie, e lo terrai stretto a te, ed egli avrà sempre cura della tua salute. Il tuo sogno è buono e favorevole





I due diverranno inseparabili sino alla morte di Enkidu. Una storia d'amore che ricorda quella di Achille e Patroclo e di Davide e Gionatan. (Per approfondire: T. Römer – L. Bonjour, “L'omosessualità nella Bibbia e nell'antico Vicino Oriente”, Claudiana, Torino 2007, pagg. 90 – 117). Ed il sogno più bello della Letteratura occidentale (che ha ispirato anche “Il sogno di Achille” (1929), del pittore Alberto Savinio, 1891 – 1952 che si trova in una collezione privata) è un altro sogno d'amore gay, della prima grande love story dei Greci, quella fra Achille e Patroclo, che ho raccontato nella mia Tesi di laurea in Filosofia e durante la Conferenza che ho tenuto al “Gruppo del Guado” di Milano il 5 marzo 2011. Secondo i Greci antichi, i sogni nascono da fuori, sotto forma d'immagini di una persona, éidolon (fantasma), cioé lo spirito di un dio o di un defunto: come il fantasma dello scomparso Patroclo che appare al suo compagno Achille.
Il sogno romantico più bello (e antico) dell'Occidente
Nell'"Iliade" Achille sogna Patroclo: "Abbracciami" 

La tomba del Cardinale Henry Newman. 
Nel XXIII Canto dell'Iliade, ad Achille dormiente appare in sogno Patroclo, il suo compagno d'amore ucciso da Ettore alla guerra, che gli chiede la stessa sepoltura che sarà del cardinale Henry Newman (1801 – 1890) e del suo compagno di vita Ambrose St. John (le cui ossa sono poi state separate dalla chiesa cattolica):


Presto la morte afferrerà anche te (…) Siamo cresciuti sin da bambini nella stessa casa, ove mi ospitò tuo padre, Peleo: e tu non mettere le tue ossa divise dalle mie; la stessa anfora d'oro, quella che ti ha dato tua madre, accolga insieme le nostre ossa."


Achille fece il gesto di abbracciare Patroclo epperò non poté stringerselo al petto: noi non possiamo abbracciare le persone morte, come apprenderà Ulisse nell'Ade, tentando invano di abbracciare la madre. E così Achille, impotente, si sveglia. E' proprio così che finiscono spesso i sogni (mannaggia): sul più bello.  Achille gli risponde:


Certo io farò tutto per te e mi comporterò come desìderi. Ma avvicìnati a me. Abbracciáti almeno per un istante, gustiamo insieme il piacere del pianto amaro.


Il primo infermiere dell'Occidente: foto scattata da Lele Jandon al Museo di Storia della Medicina di Berlino. 


Omero: le anime dei nostri morti sono "il Popolo dei Sogni" 

Achille testimonia la fede nella vita dell'anima oltre la morte 

Questo brano dell'Iliade attesta la fede nella sopravvivenza dell'anima (psyché, che certi grecisti traducono “ombra”, ma secondo noi si tratta dello spirito, ossia dell'anima spirituale) già nell'epoca omerica: nell'VIII secolo a.C. 
Jean Baptiste Auguste Leloir (1809 - 1892), "Homère" (Omero), olio su tela, 1841. 

Secondo Artemidoro (“L'interpretazione dei sogni”, 2, 56), già il solo fatto di sognare le persone morte” é una prova dell'esistenza della vita oltre la morte fisica: “indica che ci si troverà nella situazione che i morti avevano in vita nei confronti di chi ha visto il sogno. Se erano amabili e benèfici annunziano del bene e un futuro piacevole, il contrario indica il contrario”. Omero immaginava che “il popolo dei sogni” (demos onéiron) fosse all'estremo Occidente della Terra, ove i morti ed i vivi si toccano. Anche per Pitagora (secondo Porfirio, “L'antro delle Ninfe”, 28), quelli che si visitano in sogno sono le anime delle persone scomparse. 

****

I sogni creano i Miti. Nella Cultura Greca non esistono "sogni d'imbarazzo": la Nudità era Normale 

NEOCLASSICISMO. Antonio Canova
(Possagno, Treviso, 1757 - Venezia 1822),
"Endimione dormiente". 
E fu così che i Greci elaborarono una raffinata cultura del sogno: se ne occuparono scrittori, filosofi, medici. Secondo il neoplatonico Sinesio di Cirene, allievo di Ipazia che in sèguito si sarebbe convertito al cristianesimo, “il sogno dischiude all'anima la via verso la più perfetta contemplazione dell'essere” (Sinesio, “Sui sogni”, 4): per lui l'essere umano crea il Mito a partire dai sogni, e Sigmund Freud (1856 - 1939), nel suo saggio “Il poeta e la fantasia” (in Opere, Bollati Boringhieri, Torino 1972, vol. 5, pag. 382) teorizza che i miti sono “i sogni continuati per secoli della giovane umanità”. I grandi miti di una civiltà si riflettono dunque nei sogni degl'individui, come mostrerà bene il suo allievo Jung. Secondo il grecista Werner Jaeger (1888 - 1961), Platone è il vero “fondatore della psicoanalisi”, perché, prima di Freud, aveva intuito (nella “Politéia”) che nel sogno ci sono i nostri desidèri rimossi, inibiti dalle convenzioni sociali e dalle abitudini (sessuali) quotidiane. Una differenza fra noi e gli antichi è che sono assenti in Artemidoro i sogni d'imbarazzo (quelli in cui sogniamo di essere nudi e ce ne vergogniamo quando li raccontiamo all'analista), e ciò perché nella cultura greca la nudità era normale nelle palestre e nelle gare sportive.

****

Già in Omero c'è l'interpretazione dei sogni:
donata all'Uomo da Prometeo
Ulisse spiega a Penelope i simboli del sogno che lei fa  

NYX, LA DEA DELLA NOTTE vista dall'artista contemporaneo
Rick Blackwell.

In greco antico non si dice “fare un sogno”, ma “vedere un sogno” (onar idéin): come uno spettacolo, ove il dormiente è passivo. Ma da sveglio, l'uomo greco si attivava per chiedere consulenze agli esperti.


Artemidoro di Efeso era un collezionista di libri sui sogni, che erano la sua "grande passione", come dice egli stesso nel Proemio de "L'interpretazione dei sogni", ed aveva trascorso molti anni di "stage" con gl'indovini delle piazze e dei mercati in giro per il mondo, ascoltando i sogni ed i responsi ("Interpretazione dei sogni", Dedica). Il suo libro di onirocritica (od oniromanzia) è un unicum nel suo genere di storia della cultura e costituisce un patrimonio per noi per capire l'immaginario collettivo (l'inconscio collettivo direbbe C.G. Jung, 1875 - 1961) e l'immaginario religioso dei suoi contemporanei. Egli, che dedica al figlio quest'opera che presenta come una "cura salvatrice" (therapéia soteriodes), divideva così le visioni notturne:
  1. L'enypnion (lat. insomnium) cioé la visione onirica che s'iscrive nell'attualità: il sogno che deriva dai nostri sentimenti e sensazioni e che non preannunzia nulla (e quindi non è oggetto dell'interesse dell'Autore): “Per esempio, è inevitabile che un innamorato sogni l'oggetto dei suoi desidèri e chi ha paura l'oggetto delle sue paure” (“Interpretazione dei sogni”, 1, 1). Le persone virtuose, poiché sono equilibrate e felici, non hanno turbamenti e quindi nemmeno questo tipo di visioni, che non interessano all'autore. Si pensi alla Politéia (IX, 572 a-b) di Platone: "Quando allo stesso modo ammansisce anche la parte animosa e non s'abbandona al sonno con l'animo agitato perché incollerito con qualcuno, ma calma quelle due parti e ne eccita la terza ove ha sede il senno; e così facilmente si concede riposo."
  2. L'ónar od óneiros (donde "onirico", somnium in latino), e che in greco deriva da "tò òn eirei", ciò-che-dice-l'essere, è il sogno allegorico (da allà agoréuo, "dico altro") che ha un significato: “segnala i beni e i mali futuri” (“Interpretazione dei sogni”, 1, 2). Lui si occupa di questi, trovando le associazioni fra i simboli e la realtà.
Innanzitutto, l'interprete -per dare un'interpretazione attraverso le analogie ossia l'accostamento dei simili (II, 25), deve sapere chi ha fatto il sogno (anzi "ha visto" il sogno, come dicevano i Greci), le origini, l'età, la situazione economica, la salute. Nei sogni (oneiroi) a sfondo sessuale ( aphrodisia) descritti da Artemidoro non c'é intimità ma solo penetrazione in varie posizioni. I personaggi che compaiono in sogno "non sembrano avere legàmi affettivi o passionali col sognatore; figurano solo come profili sociali" (Michel Foucault, 1926 - 1984, "Storia della sessualità", volume 3: "La cura di Sé", Feltrinelli, Milano 2007, prima ediz. 1985, pag. 34, ediz orig. fr. "Le souci de soi", Gallimard 1984). Vediamo qualche esempio: il pronostico è favorevole se nel sogno si è posseduti da un uomo più ricco o più anziano, è di cattivo auspicio se si è penetrati da uno più giovane e più povero. Presagio favorevole è l'incesto madre-figlio, sognare di andare con una prostituta invece è sfavorevole. Propizio è sognare di fare l'amore con la moglie o con una donna che si conosce e si frequenta, se non è maritata e se è ricca. Questo genere d'interpretazione non ha alcun fondamento scientifico.
Il passo che inaugura l'interpretazione dei sogni della cultura greca è il sogno di Penelope (“Odissea”, 19, vv. 536 – 553), da vent'anni in attesa del suo Ulisse. Ella sogna le proprie oche uccise da un'aquila, che le dice:

Non è un sogno, ma una visione che si compirà nella veglia. 
Le oche sono i pretendenti e io, che prima ero aquila, ora sono il tuo sposo che torna e farò strage di loro."

Omero dunque aveva già intuito che i sogni hanno simboli da decifrare, come avrebbero fatto gl'indovini greci (gli oneiropóloi) e come avrebbe iniziato a fare Freud. Nella mitologia greca, l'inventore della téchne dell'interpretazione dei sogni (l'oneirokritiké téchne), l'onirocritica od oniromanzia, era Prometeo che (dice Eschilo nel "Prometeo Incatenato") portò agli esseri umani tutte le arti, le scienze e le tecniche. Alessandro si recava sempre dietro il suo interprete dei sogni personale in giro per il mondo durante le sue campagne militari. Del resto, Plutarco nella Vita di Alessandro ci descrive la sua identificazione nell'eroe mitico Achille, il quale, nell'Iliade di Omero (I, vv. 62 - 63), dice: 


"Consultiamo un sacerdote o un indovino o un interprete di sogni, perché anche il sogno viene da Zeus". 

"QUELL'UOMO è INNOCENTE". Il sogno di Claudia Procula,
moglie di Pilato. Per la chiesa ortodossa è una Santa.
Nella Bibbia ebraica, incontriamo due grandi interpreti di sogni: Daniele e GiuseppeDaniele interpreta il famoso sogno profetico del faraone egizio (che sogna sette vacche grasse e sette vacche magre). Altro famoso sogno biblico è Dio che appare a Mosé e così si definisce: “Io sono colui che é”. L'Ecclesiaste (5, 1 - 2) invita a evitare di formulare preghiere prolisse: si raccomanda che la preghiera non divenga simile ai sogni quando la mente non è più padrona di sé ("le tue parole siano poche poiché il sogno viene per la molta stanchezza, come lo strepito dello stolto per le molte parole").
Il Vangelo riporta il sogno (citato nel film "La tunica", del 1953) fatto dalla moglie di Ponzio Pilato (Claudia Procula, venerata come santa dalla chiesa ortodossa): mentre l'uomo che disse "Cos'é la verità?" stava decidendo se condannare a morte o meno Gesù di Nazaret, la donna capì, interpretando la propria visione, che quell'uomo era innocente (qui sotto, "Le Rêve de la femme de Pilate", incisione di Alphonse François).


Durante il mio viaggio in Polonia, nel Quartiere Ebraico di Kazimierz a Cracovia, ho letto la seguente leggenda chassidica locale che vi racconto con parole mie: 

Nel Seicento, nessun ebreo osava chiedere di venire sepolto nel vecchio cimitero Remuh (del 1535, vicino l'omonima sinagoga) accanto all'illustre rabbino, predicatore e cabalista Natan Nata Spira, detto Megale Amukot dal titolo della sua opera più importante, sinché un giorno si presentò al capo della Comunità un a tutti ignoto tizio il quale fece proprio quest'ardita richiesta. "Ecco a voi cento talleri". Il capo, senza riflettere, accettò la somma, utile alla Comunità, pensando che si sarebbe trovata una qualche altra maniera per la questione della sepoltura di quello sconosciuto.
Ma ecco che, durante la funzione religiosa, un tale s'accasciò a terra: era proprio quel vagabondo che aveva fatto la richiesta di esser seppellito accanto a Natan Spira! Quindi doveva aver presentito la propria morte imminente! Epperò non aveva avuto cura che in quel colloquio fosse presente un testimone...Il capo della Comunità ne approfittò e diede ordine di dar sepoltura a quell'uomo ove capitava. Ma la notte seguente al funerale, apparve in sogno proprio quel signore misterioso: "Tu mi avevi dato la tua parola d'onore, e non hai tenuto fede al nostro accordo!".
Il capo pensò: "E' solo un banalissimo sogno!". Ma ecco che la notte successiva riapparve il vagabondo eppoi ancora la notte dopo: "Devi trasferire le mie spoglie nel luogo concordato, sennò ti porterò all'altro mondo al cospetto del Tribunale Celeste ove sarai condannato per spergiuro!". Terrorizzato dall'apparizione, il capo si recò dal rabbino e confessò il misfatto: "Non avevi diritto di vendere quel posto ad un prezzo così basso, ma ora che l'hai fatto avresti dovuto mantenere fede alla parola! Se stanotte sarai visitato in sogno dal vagabondo, digli che non sei pronto pel giudizio dei cieli, ma che la questione sarà risolta dal tribunale dei rabbini domani stesso."
L'intiera Comunità assistette al processo, ove sedette anche lo spirito del defunto, su una sedia vuota. Il verdetto del rabbino concluse che solo nel caso in cui si potesse provare che quello sconosciuto fosse un esperto della Torah, e dunque degno di un posto così onorevole, il contratto poteva essere considerato valido.
Il giorno dopo, la lapide dell'ignoto vagabondo era sparita ed era ricomparsa, tutta avvolta dalla terra fresca, accanto alla tomba di Nata Spira: tutti intuirono che quel vagabondo era uno Zaddiq, un santo studioso che faceva incantesimi e vagava per il mondo in incognito godendo di particolare riguardo presso Dio. 

****

il "Sonno Sacro" e la Medicina templare
Sogni guaritori: andare a fare bei sogni al Tempio di Esculapio 
La scienza: è autoguarigione psicosomatica, come nei Vangeli  

Il sogno interessa anche la storia della medicina e del pensiero medico (materia che io ho avuto il piacere d'incontrare durante i miei studi al San Raffaele, come allievo del professor Giorgio Cosmacini): dal IV secolo a.C., molti ammalati credenti si recavano al Tempio di Asclepio (Esculapio), dio della Medicina, ad Epidauro (una sorta di "Lourdes pagana") a dormire in quella zona ad accesso limitato che é l'àbaton, la cella: sperando di esser visitati in sogno dal dio guaritore. Questo "sonno sacro" si chiama "incubazione", ed è una pratica (testimoniata sin dai Sumeri) molto diffusa dal V secolo a.C.: da quando cioé (contestualmente all'evoluzione della Medicina greca) Asclepio (il cui culto, nato tardi e contestualmente all'epidemia descritta dallo storico Tucidide, 460 - 395 a.C., passò ben presto anche a Roma: nell'Isola Tiberina) da eroe o divinità locale divenne dio panellenico, cioé di tutta la Grecia. (Col cristianesimo, sostituendo agli dèi i santi, la pratica del pellegrinaggio continuerà trionfalmente nel mondo). 
Asclepio era figlio di Apollo (qui sotto, una riproduzione moderna a colori di una statua) e della mortale Coronide, e fu allevato sui Monti della Tessaglia dal centauro Chirone, e fu trafitto da Zeus per aver imparato l'uso delle erbe medicinali. Viene restuituito alla vita da suo padre che lo rende così un dio.
 L'angelo della Bethesda Fountain (Fontana di Betzaeda) 
che si vede in varie scene del film “Angels in America”, 
la cui seconda ed ultima parte presenterò domenica 26 maggio 
al Cineforum del "Guado", è ispirata al Vangelo di Giovanni. 
Nel passo (Giovanni 5, 2) si parla di Gesù 
che incontra e guarisce (di sabato, e senza dire chi egli sia) 
il paralitico alla Piscina di Betzaeta (Betheasda, in inglese): 
una vasca piena d'infermi (ciechi, zoppi, paralitici) 
"perché un Angelo scendeva nella vasca e metteva l'acqua
in movimento; e il primo che vi scendeva dopoché l'acqua
era stata agitata  era guarito di qualunque malattia fosse
colpito."  L'uomo lamenta di non avere l'ausilio di nessuno 
che lo metta nella vasca, e quindi gli dia la chance di sperare
nella guarigione.  Gesù invece gli dice: "Àlzati e cammina"
ed egli guarì. Simili fenomeni sono spiegati oggi
dalla psicologia come autoguarigioni: proprio come
nell'antica Grecia, quando i malati si recavano nel Tempio 
del dio del sogno per sognarlo e guarire.
Un dio, cui venivan dedicati templi a Sparta, Corinto, Argo, Creta e Kos che era considerato guaritore anche dei paralitici: come Yeshua Ben Yosef (meglio noto come Gesù figlio di Giuseppe, ossia Gesù di Nazaret, che, dicono i Vangeli, guariva, facendoli tornare a camminare, i paralitici che incontrava nel corso delle sue predicazioni). La spiegazione della scienza è che si tratta di una Selbstheitungtendenz der Psyche (una tendenza di self therapy della psiche), come dice l'analista junghiano C.A. Meyer, di persone neurolabili che hanno sviluppato blocchi psicosomatici anche alla deambulazione.
E' possibile conoscere la medicina teurgica e templare anche grazie alle steli (pinakes, tavole votive in marmo) commissionate dai pazienti guariti in ringraziamento al dio.

Erodoto, il primo "giornalista" della storia occidentale, narra  nelle "Storie" (1, 182) che a Patara, in Licia (Asia Minore, moderna Turchia), la sacerdotessa sognava per conto di altri: attraverso i sogni riceveva oracoli, responsi, e poi un interprete decifrava il sogno al consultante. 
Il quarto libro del trattato "Sulla dieta", che appartiene al Corpus Hippocraticum, è dedicato ai rapporti fra sogni e dietetica, ed anche per il filosofo Aristotele ("Sui sogni", 460 b - 461 a) la digestione incide sulla qualità dei sogni. Va ricordato che l'atteggiamento degli allievi di Ippocrate di Kos è contro le superstizioni, tantoché il padre fondatore della Medicina occidentale ("Sulla malattia sacra") sfatava il mito dell'epilessia come male divino: "Questa malattia non è affatto più divina o più sacra della altre", per dire. Evidentemente, egli sapeva del potere di (auto)guarigione dei sogni su certi pazienti religiosi.
Nella commedia "Pluto" di Aristofane, Pluto, il dio della ricchezza, è cieco (perché distribuisce a caso le ricchezze e questa sua deficienza spiega le ingiustizie sociali) e viene catturato e portato al santuario di Asclepio perché, risanato dalla cecità, possa redistribuire le ricchezze secondo i meriti!
Secondo il fondatore dello stoicismo, il sogno era parte integrante di un sistema di esercizi spirituali: erano la prova che si stava progredendo nell'atarassia, cioé l'assenza di turbamenti (Zenone, “Stoicorum veterum fragmenta”, A 234). 
Platone, nella “Politéia” (571 e – 572 a), invita a coricarsi “dopo aver ridestato la parte razionale” dell'anima, con bei pensieri e belle parole, al fine di fare bei sogni: l'uomo che fa bei sogni ha raggiunto la “pace interiore” e “non tiene e a digiuno o nutre troppo la parte concupiscibile”, quindi, potremmo dire, deve fare l'amore in maniera moderata, senza gli eccessi di quella che oggi la psichiatria chiama "sex addiction", e che secondo Platone è tipica del tiranno, cioé del Potere. Quindi la filosofia della medicina greca antica aveva intuito che dormire bene, profondamente, con una dieta corretta, non solo ci fa socraticamente conoscere meglio noi stessi  ma anche ci fa “stare bene” (eudaimonía).
Il medico Galeno, nel II secolo d.C., si vantava: “So di avere fatto più di una volta una diagnosi fondandomi sui sogni, e una volta – ammaestrato da due sogni chiarissimi- ho praticato un'incisione nell'arteria che passa tra il pollice e l'indice della mano destra e ho lasciato scorrere il sangue sinché non s'é arrestato da solo, come il sogno mi aveva indicato di fare” (sic!, Galeno, “Commentario ad Ippocrate”, “Sugli umori”, 16, 222 K). 
Elio Aristide (probabile ipocondriaco-narcisista e malaticcio oratore di grido, i cui disturbi probabilmente sono psicosomatici), autore del primo diario dei sogni, i “Discorsi sacri”, descrive le apparizioni in sogno del dio Asclepio, il quale dio gli prescrisse proprio di tenere un diario quotidiano dei sogni: ventisei anni di sogni da megalomane! Il dio gli prescriveva inoltre "terapie che prevedono massaggi, bagni, esercizi fisici, pratiche di canto e danza, applicazioni d'impiastri e clisteri" (Valentina Gazzaniga, curatrice della sezione "Medicina" del volume 8 de "La Grande Storia: la Grecia", a cura di Umberto Eco, Rizzoli - Corriere della Sera, Milano 2011, pag. 292).

Proprio come le apparizioni di dèi ai personaggi di Omero (come ad esempio Atena che appare ad Achille al quale pare di sentire la sua mano sui capelli, "Iliade" 1, 189), così anche per Elio Aristide l'esperienza è reale:


"Era come se sembrasse di toccarlo, quasi si aveva la sensazione che il dio fosse lì di persona. Si stava fra il sonno e la veglia, si voleva aprire gli occhi ma si temeva che il dio troppo presto si ritirasse. Si ascoltavano cose ora come in sogno, ora come in stato di veglia; i capelli si rizzavano sul capo, si piangeva con sensazioni di gioia, il cuore si gonfiava ma non di vano orgoglio. Qual è l'uomo che potrebbe descrivere con parole quest'esperienza? Ma chiunque l'ha provata è partecipe della mia cognizione e riconosce questo stato d'animo" (Elio Aristide, "Discorsi sacri", 48, 32).
                                                                       ****
A Delfi, prima che si stabilisse il culto di Apollo (cui si andava a chiedere consulto per tramite della sacerdotessa, la Pizia), erano i sogni a dare i responsi: i pellegrini si sdraiavano sul suolo nudo in attesa di entrare in contatto diretto col dio, sognandolo. Nella genealogia mitica (così il poeta Euripide, nell'”Ecuba”, vv. 69 – 70), è Gea (la Terra, donde la parola "geografia") a generare i sogni per vendetta contro Apollo, che aveva rubato l'oracolo, la “terra” appunto, a Temi, figlia di Gea: “rise Zeus (...)/ e tolse fede alle verità della notte” (Euripide, “Ifigenia in Tauride", vv. 1259 - 1282). Il poeta narra così il mito di fondazione di uno stadio più evoluto, meno ingenuo, dell'umanità, in cui solo alcuni sogni sono degni di analisi, appunto di quel “conosci te stesso!” che è il motto apollineo scolpito a Delfi e tanto citato dal filosofo Socrate.
Gl'incubi erano attribuiti ad Efialte (o Epialos o Epiales), il demone che balza sopra (epì + hàllomai) al dormiente che si sente schiacciato sul petto o assalito sessualmente. I medici osservavano che questi sintomi precedevano attacchi di epilessia o altre malattie mentali. Galeno aveva chiamato "efialti" gl'incubi ed "efialte" è anche una sindrome ansiosa identificata da un medico scozzese del Settecento (John Bond nel suo trattato "Incubus"). 
IL DIO CONDUTTORE di SOGNI: l'Ermes Alato,
dal Museo Puškin di belle arti di Mosca.
Un altro incubo, l'alàstor, era quello che perseguitava gli assassini (e che ispirerà anche il Macbeth di Shakespeare, 1564 - 1616), come Clitennestra (dei cui sogni parlano sia Eschilo sia Stesicoro) che sognò di partorire un serpente che le succhiò dal seno del latte e un grumo di sangue. Era un sogno premonitore: quel serpente era suo figlio che l'avrebbe uccisa vendicando così il padre da lei ammazzato. Si usava mettere ai piedi del letto una statua di Ermes (il dio oneiropompos, conduttore di sogni) per scacciare i brutti sogni: era un rito apotropaico. 
Quando Freud (1856 - 1939) scrisse (nell'anno 1900) il suo classico, era dominante l'ipotesi somatica, come quella del medico Galeno ("La diagnosi dei sogni", 6, 832 K) e di Lucrezio: un organo malato genera sogni particolari, ad esempio i sogni brevi e terrificanti sono dei malati di cuore, chi soffre di polmoni sogna soffocamenti. Freud (che liquidava velocemente l'onirocritica greca antica) pensò invece di aver trovato le cause psicologiche. 


****
I SOGNI EROTICI dei SANTI: da AGOSTINO a TERESA D'AVILA
Quei sogni (bagnati) dell' (ex) erotomane Agostino: la sua sessuofobia un cancro dell'Occidente 

Dai secoli II e III dopo Cristo, tutti (dai giudei ai cristiani ai neopitagorici ai neoplatonici) credono che i sogni provengano dall'esterno: da demoni buoni o cattivi, o dagli angeli. Origene afferma che molti (incluso Agostino) si convertirono al cristianesimo in sèguito ad un sogno. Tertulliano ("De anima", 47, 1) distingueva fra sogni che provenivano dai demoni (malvagi, che volevano far credere al politeismo) e i sogni che provengono da Dio (l'unico vero).
Agostino, che prima di influenzare (ahinoi) con le sue speculazioni mistiche (e le sue nevrosi e le sue antipatie personali) la storia dell'Occidente, aveva vissuto una vita sessuale disordinata, da convivente e donnaiolo, nelle “Confessioni” (10, 30) tanto amate dagli agostiniani Wojtyla e Ratzinger, scrisse dei suoi “sogni bagnati”, i ricordini della sue abitudini sessuali di erotomane pentito:

Nella mia memoria sopravvive l'immagine delle mie concupiscenze, incise lì dalla consuetudine, e durante la veglia si riaffacciano, ma deboli, mentre nel sonno bastano non solo al piacere, ma arrivano sino al compimento dell'atto. Quando dormo quelle vane immagini hanno una forza tale sul mio spirito e sulla mia carne da ottenere quello che le forme vere non riescono a ottenere quando sono sveglio.

La follia dell'Occidente è stato affidare la sua morale sessuale (ufficiale) a chi, dopo aver goduto della sua libertà erotica, poi la rinnegava maledendo il sesso ed i sogni erotici: un immenso impoverimento della nostra cultura, rispetto ai Greci. Scrive il grande teologo laico Vito Mancuso: "Un'idonea terapia avrebbe potuto liberare quel sant'uomo da una concezione sessuale ridotta a incubo" (da V. Mancuso - Corrado Augias, "Disputa su Dio e dintorni", Mondadori, Milano 2009, pag. 208).


****
i SOGNI ANGELICI (BOLLENTI)
Il caso di Teresa d'Avila: 
"Io, penetrata da un Angelo bellissimo"

Fra i sogni angelici, citiamo un caso di "erotismo sacro", Teresa d'Avila (1515 - 1582) che sogna un "angelo molto bello":
“Nelle sue mani vidi un lungo dardo d'oro, e in cima alla punta mi sembrò scorgere uno scintillio di fuoco. Con questo mi trafisse il cuore più e più volte, fino a penetrare nel profondo delle mie viscere. Quando lo ritrasse, mi sembrò che le viscere stesse venissero strappate insieme al dardo, ed egli mi lasciò tutta in fiamme e con un grande slancio d'amore per Dio. Il dolore era tanto forte che mi sfuggirono dei lamenti, ma così intensa era la dolcezza che questo dolore mi procurava che nessuno avrebbe potuto desiderare di esserne privato, né l'anima avrebbe potuto trovare soddisfazione più grande se non in Dio. Non è un dolore fisico, ma dello spirito, sebbene anche il corpo vi partecipi, e in modo molto intenso. Lo scambio d'amore tra Dio e l'anima è così dolce che, se qualcuno pensa che io sto mentendo, non posso che augurargli di poterlo sperimentare lui stesso.

ESTASI. Il sogno di Teresa d'Avila
(marmo, 350 cm, 1647 - 1652)
visto dal Bernini (1598 - 1680), chiesa
di Santa Maria  della Vittoria in Roma.
E' uno dei capolavori del Barocco.
Il passo citato è da  Teresa d'Avila,
"Vida", 20 e 29, apud "Obras Completas"
("Opere Complete"), Madrid 1963,
a cura di L. Santulliano,  pagg. 127 e 178,
citato dallo psicanalista junghiano
Vittorio Lingiardi in "Compagni d'amore. 
Da Ganimede a Batman.  Identità e mito nelle 
omosessualità maschili" (Raffaello Cortina
Editore, Milano 1997, pagg. 78 - 79). 
****
i SOGNI "PREMONITORI": il SOGNO come SEGNO DIVINO
Da Socrate a Platone ad Aristotele e Cicerone 
Achille Tazio: il dio così ci prepara psicologicamente
 ad uno choc psicologico che ci riserverà il Destino 

Lo scrittore Senofonte (430 - 355 a.C.) riporta questa frase del suo maestro, Socrate: “L'anima ha in sé qualcosa di divino” (“Memorabili”, 4, 3, 14). Ed anche due poeti la pensavano così: uno è Eschilo (“Eumenidi”, vv. 104 - 105: “Quando dorme, la mente scintilla di mille occhi, mentre di giorno gli uomini sono di corta vista”) e l'altro è Pindaro (fr. 131 b Mehler: “A chi dorme in molti sogni rivela il compimenti dei beni e dei mali futuri”. Lo stesso Senofonte ribadisce in un'altra opera ("Ciropedia", 8, 7, 21) il concetto del Maestro: “Nel sonno l'anima mostra meglio la sua natura divina e ha capacità di presagire il futuro (…) perché nel sonno gode della massima libertà”. 

Platone, anch'egli (come Senofonte) allievo di Socrate (e maestro di Aristotele), nel dialogo “Timeo” (71e) dice di credere al sogno profetico: “il dio donò l'arte profetica all'umana follia (…) questo avviene quando la forza della ragione è incatenata dal sonno”. (“Ciropedia”, 8, 7, 21) ci crede, ribadendo, in un'altra opera, il concetto del Maestro: “nel sonno l'anima mostra meglio la sua natura divina e ha capacità di presagire il futuro (…) perché nel sonno gode della massima libertà”. 

Aristotele (allievo di Platone che, com'é noto, s'interessò anche di psicologia), ne “La divinazione durante il sonno” (462 b) attribuiva i sogni alla parte dell'anima detta percettiva (aisthetikòn, donde le parole "estetica" ed "estasi") ed aveva una posizione scettica/agnostica: non sapeva se crederci o no. Scrive: “Alla divinazione che si riceva dai sogni è altrettanto difficile credere e non credere”. Ma ipotizza ("La divinazione durante il sonno", 463 ab) che sia una "coincidenza" (symptoma): come quando stiamo pensando ad una persona ed ecco che per strada ci càpita, per caso, d'incontrarla. Ma la logica ci dice che questo modo sbagliato di ragionare é una tipica fallacia (cioé errore di ragionamento, bias): il post hoc, ergo propter hoc (cioé il fatto che un evento segua l'altro non indica necessariamente che vi sia un nesso di causa-ed-effetto). Inoltre, dice lo Stagirita, perché mai Dio (che, dice nella Metafisica, è "Primo Motore Immobile", quindi non interventista nel mondo umano) dovrebbe inviare messaggi a chi càpita anziché solo agli uomini saggi e giusti? 

Achille Tazio, ne "Gli amori di Leucippe e Clitofonte" (I, 3) crede invece che il dio voglia per così dire prepararci psicologicamente al duro colpo di una tragedia:

"Spesso la divinità si compiace di rivelare in sogno il futuro agli esseri umani non già perché essi evitino il male (nessuno, infatti, può essere più forte del Destino) ma perché sopportino più agevolmente le loro sofferenze. Infatti, ciò che sopravviene all'improvviso, senza che l'animo vi sia preparato, turba lo spirito, annichilito dal colpo e lo abbatte profondamente; mentre ciò cui si è preparati può, con la graduale assuefazione, lenire la sofferenza.

Nell'antica Roma, lo scrittore Cicerone (“De divinatione”, 1, 57) narra di un sogno a suo dire "profetico" (narrato anche da Valerio Massimo, 1, 7, 3) di due amici che fecero un viaggio assieme: uno si fermò a dormire in un'osteria, l'altro da un suo ospite; quest'ultimo sognò che l'altro lo pregava di soccorrerlo: l'oste lo stava per uccidere. Si sveglia di soprassalto e decise che era solo un brutto sogno, ma ecco che sogna di nuovo l'amico che gli dice mesto che ormai ogni aiuto è inutile e lo prega di non lasciare impunito il proprio omicidio. Il suo cadavere era stato gettato su un carro e ricoperto di letame, e l'invito è di andare a ricuperare il corpo alla porta della città. E così fece l'amico che vide passare un carro di letame e quando chiese al contadino che vi fosse dentro, quello fuggì e fu trovato il cadavere e l'oste fu consegnato alla giustizia.  Ma lo stesso Cicerone ("De divinatione", 1, 128) ipotizza, fra le possibili cause, che si tratti di puro e semplice ragionamento per deduzione:

"Come nei semi esiste già la natura e la forza delle cose che nasceranno, così gli eventi futuri sono celati nelle loro cause e una mente in preda al furore profetico o libera nel sonno, o anche la ragione e la congettura è in grado di presentirle."

Un altro sogno profetico antico ce lo narra Artemidoro (“Interpretazione dei sogni”, 5, 50): un ambasciatore sognò di rientrare a casa e la moglie gli diceva che “la Piccola Musa è morta”. Poco dopo ricevette una lettera della moglie che gli annunziava la morte del piccolino fra i figli, dolce come le Muse.

Nel suo libro di "magia naturale" del 1604 "Del senso delle cose e della magia" (mia edizione a cura di Germana Ernst, Laterza, Roma-Bari 2007), il mago Tommaso Campanella (1568 - 1639) spiega previsioni e premonizioni e sogni premonitori col fatto che l'aria è un'anima comune in contatto cogli spiriti dei singoli individui dimodoché li può connettere fra loro ed imprimere su di essi passioni come gioie e dolori. E chi è dotato per natura di spiriti sottilissimi riesce a percepire anche i moti più lievi dell'aria, compresi addirittura quelli che si verificheranno, come gli avvoltoi che volano sopra i campi di battaglia, presentendo il sangue; egli stesso confessa di essere telepatico, intuendo i pensieri di chi gli sta di fronte perché il suo spirito sottile percepisce le impressioni dell'aria espirata dall'altro (in realtà la sua storia dimostra che si fece ingannare da molti che in realtà si appropriavano delle sue opere dopo averne conquistato la fiducia). I sogni premonitori dipendono dal fatto che, quando l'aria è serena e limpida, non turbata da venti e piogge, comunica meglio le proprie impressioni al dormiente, che ha uno spirito libero da distrazioni.

****
Esempi: TRE CASI di SOGNI AVVERATISI
Ma Polidoro: "Le Scienze Matematiche e Statistiche 
spiegano l'inesistenza dei sogni premonitori"
Sogniamo molti più sogni dei pochi che rammentiamo

Massimo Polidoro (http://www.massimopolidoro.com/), già laureato con Tesi sull'attendibilità delle testimonianze (che oggi, com'é noto, è un àmbito importante, con risvolti nei processi giudiziari, delle neuroscienze), è stato l'unico Prof (alla Bicocca) di "Metodo scientifico, pseudoscienze e psicologia dell'insolito" (che nei Paesi anglosassoni si chiama "anomalistic psychology"). Nel suo libro "Il Sesto Senso" (Piemme 2006, rieditato per la rivista "Focus" nel 2012), ha scritto per quali ragioni scientifiche non esistono, a suo modo di vedere, i sogni "premonitori". La soluzione si trova sui numeri: vediamo se ci arrivate da voi prima di leggere la fine di questo articolo, dopo aver letto i casi che ho scelto per voi. (Si tenga conto che Polidoro si limita a riferire i sogni raccolti attraverso sondaggi demoscopici a partire dall'Ottocento, mentre noi, in questa nostra ricerca, abbiamo riferito anche i sogni famosi degli antichi greci, per riallacciarci alle nostre radici culturali).

PREMIO OSCAR. Daniel Day-Lewis ha vinto
 il suo terzo Oscar per la sua interpretazione di Lincoln.
Il Presidente fece un sogno premonitore:
sapeva di essere in pericolo di vita e odiato
 per le sue scelte politiche.
Abramo Lincoln, nel 1865, sognò un brutto sogno in cui "c'era un catafalco in cui riposava un cadavere vestito per un funerale. Intorno alla bara c'erano dei soldati che facevano la guardia e molte persone che guardavano il corpo piangendo." Poiché il volto era coperto, nel sogno Lincoln vede sé stesso chiedere ad una guardia chi fosse: "è il Presidente", è la risposta da brivido. Una settimana dopo, com'é noto, fu ucciso a teatro da un folle fanatico sudista che non gli perdonava la fine della guerra e l'abolizione della schiavitù, cioé la liberazione degli afroamericani.

Altro esempio (pagg. 31 - 32): una giovane madre ha un incubo, in cui vede il figlioletto morto sott'acqua dopo essersi assentata "un momento". Il giorno seguente, scordato il sogno, fa il bagnetto al piccolo, si reca in cucina a prendere degli asciugamani e nel fare ciò le sovviene il sogno fatto nella notte: corre in bagno e il bimbo è proprio come temeva (e sognava) di trovarlo: "il suo pianto", dopo averlo fatto rinvenire, "fu uno dei suoni più rassicuranti che avessi mai sentito".

Cito infine una terza storia che c'interessa: una donna, la cui cara amica era divorziata ed infelicemente single, una notte, dopo aver conosciuto ad un party l'uomo nuovo che sta frequentando l'amica, fa un sogno in cui le compare la madre: "non è l'uomo giusto per la mia Valerie". Venne fuori che l'uomo era già ammogliato e un truffatore. In sèguito, Valerie conobbe un altro uomo e la sua amica di nuovo sogna la madre di lei: "sì, questo va bene, questo è l'uomo giusto per la mia bambina. Adesso dovrebbe regalarle un anello di fidanzamento." Il giorno seguente, telefona all'amica per raccontarle la cosa, ma non aveva ancora aperto bocca che, tutta contenta, la investì con la notizia che il suo uomo le aveva donato un anello: oggi sono sposati felicemente da quindici anni", racconta (pagg. 39 - 40).
La spiegazione razionale, secondo Polidoro, è molto semplice: simili fenomeni si spiegano per mezzo della Matematica e della Statistica.
Innanzitutto, egli parte da un dato che non tutti sanno: che noi sogniamo, in media, duecentocinquanta sogni a notte (pag. 46). Negli Anni Cinquanta, Eugene Aserinsky e Nathaniel Klietman (Università di Chicago) scoprirono che il sonno consiste in una serie di cicli di 90 minuti, ciascuno dei quali contiene una fase REM (rapid eye movement, rapido movimento oculare). I due scienziati svegliavano i loro soggetti sperimentali alla fine di ogni periodo REM e questi raccontavano una media di 5 sogni per notte. Facendo il raffronto con i resoconti dei soggetti svegliati invece più tardi, arrivarono alla conclusione che questa fase del sonno è sempre accompagnata da sogni. Quindi, noi sogniamo molti più sogni di quanti ne ricordiamo.
Sicché, se li moltiplichiamo pel numero di sognatori, abbiamo le esatte dimensioni del fenomeno sogni e possiamo trarne le logiche conclusioni:

250 x 6.000.000.000 = 1.500.000.000.000

Mille e cinquecento miliardi di sogni ogni notte nel mondo!
Dei quali ricordiamo solo quelli che c'interessano: quelli "premonitori": un numero infimo, ed irrilevante. E' come il giuoco del lotto, spiega con una similitudine Polidoro.
Già Cicerone scriveva:

"Dormiamo ogni notte, e sono poche quelle in cui non sognamo; bisogna dunque meravigliarsi se ciò che sogniamo a volte si verifica?"

Polidoro prova ad argomentare così, matematicamente, la tesi secondo cui i sogni sono solo delle coincidenze.
In secondo luogo, è un fatto che certo sogni riflettano le nostre preoccupazioni reali (pagg. 53 et 65), perciò aumenta la probabilità che le nostre paure, che emergono nell'Inconscio, si tramutino in pericoli reali. E che ci azzecchiamo.

****

Ma restano i MISTERI INSOLUTI: 
le (premonizioni delle) "morti bianche"...

Polidoro adotta così il metodo del “rasoio di Occam”: la ricerca della spiegazione più semplice (dal nome del filosofo del Trecento Guglielmo di Occam, 1288 - 1349, che però era cristiano, e come tale credeva nel significato spirituale dei sogni, ricordo a Polidoro).
Restano però casi inspiegabili (anche queste coincidenze?) come quello (pag. 41 - 42) della giovane madre che sogna il figlioletto morto anni addietro che le annunzia: "mamma, mi sento tanto solo qui, ho deciso di prendere anche Lorenzo con me". La ragazza si sveglia, visita il bimbo, che sta bene, e si riaddormenta, salvo scoprire, al risveglio, che il piccolo è cianotico, in agonia: decesso per "cause naturali". Ecco, quello delle morti in culla, delle morti bianche, resta uno dei grandi Misteri della Scienza. 

****
Neurofisiologia del sogno: le NEUROIMMAGINI 
mostrano le aree attive (i correlati neurali)
La PET rivela perché siamo disinibiti ed immaginifici, 
e l'EEG ci mostra le ONDE ma non si sa perché si formino...

E. Aserinsky, che abbiamo citato sopra, ha anche scoperto una fase paradossale del sonno in cui il soggetto presenta caratteristiche elettrofisiologiche e motorie simili a quelle della veglia (cfr. il suo articolo del 1953 "Regularly Occurring Periods of Eye Motility, and Concomitant Phenomena During Sleep”, sulla rivista Science”, nr. 118, pagg. 273 – 274): la mente, infatti, sveglia un individuo se questo dovesse trovarsi in pericolo o se qualificato a rispondere a certi suoni, come ad esempio un bambino che piange.
Raffigurazione tratta dal libro del divulgatore
 Edoardo Boncinelli,  "Il cervello, la mente e l'anima"
(Mondadori, Milano 1999, pag. 139). 
La tomografia ad emissione di positroni (PET, positron emission tomography) ci ha fatto vedere quali aree cerebrali sono attive nel sonno: le parti della corteccia cerebrale associate alle immagini visive e alla percezione del movimento, ed alcune zone del cervello profondo associate alle emozioni; mentre è meno attiva la corteccia prefrontale dorsolaterale, che è quella associata alle scelte volontarie e alla valutazione di ciò che è logico e socialmente appropriato: pertanto, c'è meno censura, nel senso di Freud di disinibizione, ma anche a livello di fantasie illogiche e surreali.
Queste onde che vedete qui sopra (registrate grazie a degli elettrodi applicati sulla cute della testa deoi soggetti) sono l'effetto complessivo dell'attività elettrica dei singoli neuroni corticali (cioé della corteccia) attivi durante la veglia ed il sonno. "Non si sa ancòra perché le onde elettriche si formino", scrive Boncinelli (pag. 140).
Come si vede,
1) Lo stato elettrico di una persona sveglia ha onde beta (di modesta ampiezza e frequenza di 15 oscillazioni al secondo). Se l'uomo si concentra su qualche còmpito, la frequenza raggiunge sino alle 60 oscillazioni al secondo.
3) Se chiude gli occhi e si rilassa, entra nel ritmo alfa (onde concentrate nella regione occipitale), con frequenza di 8 - 13 oscillazioni e maggiore ampiezza.
4) Quando uno si appisola, si entra nella fase 1 del sonno, con onde più lente (onde teta), con 4 - 7 oscillazioni al secondo.
5) Dopo qualche minuto, si passa alla fase 2/3, ed appaiono le onde chiamate "complessi K" e "formazioni fusiformi".
6) Dopo 10-15 minuti, si osservano onde di bassa frequenza (onde delta), non più di 2 oscillazioni al secondo: è la fase 4.
7) Dopo mezz'ora, siamo nella fase REM (che dura 5-10 minuti e durante la quale sogniamo): è per questo che si raccomanda di non fare la siesta per più di trenta minuti, altrimenti ci risveglieremo stanchi, anziché riposàti!


Il sonno è evidentemente una funzione vitale, dal momento che quasi tutti gli animali dormono: i delfini, che sono costretti a risalire spesso in superficie per respirare, dormono disattivando alternativamente un emisfero cerebrale. Ma come mai i neuroni scaricano con una frequenza paragonabile a quella dello stato di veglia e consumano un’energia quasi equivalente (il 20% dell’energia dell’organismo, 2/3 dei quali alimentano l’attività sinaptica)?

Già un secolo fa si è ipotizzano fosse importante per la memoria, ed oggi questa ipotesi ha trovato numerosi riscontri. Il Premio Nobel Francis Crick ha ipotizzato che il sonno REM serva per il consolidamento delle nozioni apprese durante il giorno (memoria a lungo termine).Il sonno è per così dire il prezzo da pagare per la plasticità del cervello: la sua capacità di modificare i circuiti in risposta alle esperienze, (e all’apprendimento) secondo la “ipotesi dell’omeostasi sinaptica”, elaborata da Giulio Tononi e Chiara Cirelli, psichiatri dell’University of Wisconsin a Madison (“Phi: A Voyage from the Brain to Soul”, Knopf 2012, traduz. Italiana per Codice Edizioni, in stampa) che lo hanno mostrato mediante EEG (che registra il pattern dell’attività elettrica della corteccia cerebrale mediante elettrodi applicati al cranio).
EZIOLOGIA DEL SONNO.
Giulio Tononi è italiano ed é psichiatra
all'University of Wisconsin. E'  nato a Trento
e si dedica allo studio della funzione del sonno.

L’indebolimento sinaptico nel sonno riporterebbe i circuiti cerebrali a una forza ed efficacia di base, evitando un consumo eccessivo di energia e lo stress cellulare.
Ma in che modo il cervello aumenta la nostra memoria nel sonno?
Lo si sta studiando. Certo è che nel suo essere scollegato dal presente e da tutte le fonti di disturbo e distrazione, il nostro cervello crea le circostanze ideali per fare questo lavoro di archivio: archiviare ciò che è degno di essere ricordato.

John Allan Hobson, è Prof di Psichiatria ad Harvard, e fra le altre cose ha studiato i sogni. Classe 1933, 4 premi, ha scritto una diecina di libri sui sogni (fra cui “Dreaming: a Very Short Introduction”, 2011), e nel 1976 formulò, dopo anni di esperimenti su umani e su topi, la sua teoria di attivazione di sintesi (activation-synthesis hypothesis): è la corteccia che, durante la fase REM, fa una sintesi (synthesis) dai segnali casuali (random) provenienti dai ponti neuronali e dal tronco cerebrale. (Solms, che lavorava come neurochirurgo, ha studiato i casi di cerebrolesi che non sognavano più: avevano subìto un danno al lobo parietale. Una conferma della tesi di Hobson. Ma non incontrò casi di pazienti che smettevano di sognare se avevano lesioni al tronco cerebrale, perciò una parte della teoria di Hobson é stata così sconfermata. In generale, i lesion studies -cioé gli studii sui lesionati- suggeriscono quali sono le zone deputate in base agli effetti delle lesioni.) Ecco, in sintesi, la sua dream theory, da lui formulata nell'àmbito dello studio delle malattie psichiatriche (i malati mentali hanno squilibri nel sonno: fanno brutti sogni, soffrono d'insonnia eccetera) e riveduta e corretta in base ai risultati dei colleghi: 
  1. ANCHE I MICI SOGNANO. I crudeli esperimenti sui gatti
    hanno dimostrato che sognare è di vitale importanza.
    I mici cui viene impedito artificialmente di sognare muoiono. 
    I sogni son ricchi di emozioni perché resta attivo il sistema limbico, detto anche il “cervello emotivo” (donde il titolo di un famoso libro, un classico, del neurofisiologo Joseph LeDoux, "The Emotional Brain", del 1996).
  2. Sono SURREALI, illogici, perché alcune parti del cervello son disattivate.
  3. Son FUGACI (la Bibbia dice: "come un sogno volerà via e non si potrà ritrovare; sparirà come una visione notturna", Giobbe 20, 8): difficili da ricordare anche a breve, brevissimo termine (e ricordiamo solo quelli della prima mattina), e ciò a causa del basso livello di serotonina e agli alti livelli di acetilcolina che impediscono il passaggio alla memoria a breve termine. Quando riapriamo gli occhi, la produzione di serotonina riprende e reca via con sé il sogno.
  4. Dà luogo a sensazioni bizzarre, perché i ponti verso l'esterno sono chiusi e la mente accetta ogni sensazione prodotta dal cervello nelle sue fantasie oniriche: ci sentiamo cadere, correre, come per sfuggire a qualcuno e così via immaginando... 

Tutte queste caratteristiche fan parte del loro fascino, e della nostra innata curiosità intorno ai sogni.
Ma non sappiamo, ancòra, dove ha origine il sogno: quale area cerebrale o quali aree. Né sappiamo qual é lo scopo ("ruolo fisiologico").
Certo è che il sogno è indispensabile alla vita: la mancanza di sonno non può prolungarsi per più di tre o quattro giorni. Probabilmente anche gli animali superiori sognano. I cani durante il sonno REM scalciano, ringhiano, guaiscono, scodinzolano.
Sui gatti sono stati compiuti esperimenti che oggi nessun comitato etico consentirebbe. Sono stati piazzati su una piccola zattera galleggiante, e non appena il sogno determinava un rilassamento totale della muscolatura dei mici, essi perdevano l'equilibrio e cadevano in acqua. Gli effetti di queste interruzioni del sonno e dei sogni? Irritabilità, aggressività, allucinazioni, ed infine morirono per insufficienza surrenale perché i mediatori chimici, impossibilitati a raggiungere il centro del sogno, si riversavano in altre zone del cervello a cui non erano destinati e dove la loro attività è nefasta.

****

Le ipotesi sui sogni: sinora sono tutte parziali
Il neurologo Freud: sono il fondamento della Psicoanalisi
Lo psicanalista Mancia: sono la "religione della Mente"
L'hybris dello psichiatra Hobson: sono senza Senso

SUMMA DELLA CULTURA. Sopra, in foto, 
lo psichiatra C. G. Jung.
 “Grazie a lui la psicologia accoglie in sé 
una summa della cultura di tutti i secoli.
Una differenza profonda rispetto a Freud”, 
scrive lo psichiatra 
Vittorino Andreoli nella sua Prefazione 
all'opera di Jung (pag. IX). 
Secondo il neurologo Sigmund Freud, fondatore di una nuova scienza umana chiamata psicoanalisi, i sogni esprimono soprattutto i desidèri repressi, rimossi nell'infanzia: nel sogno emerge il Subconscio. Il sogno è "la via regia per la conoscenza dell'Inconscio" ed il "fondamento più sicuro della Psicanalisi" (dalla Terza delle Cinque Conferenze sulla Psicanalisi, 1909), e spiega (dice il viennese nella Prefazione de "L'interpretazione dei sogni", del 1899 - 1900) "le fobie, le idee ossessive e deliranti" dei nevrotici e ne consente la psicoterapia. Per amor di scienza, egli, sia pur a malincuore, narra anche i propri sogni nel suo libro "Der Traumdeutung" (1900). Come il filosofo greco Platone aveva suddiviso l'anima in parte razionale (loghistikon), irascibile (thymoeidés) ed appetitiva (epithymetikon), così Freud  divide la psiche umana in Super-Io (la coscienza), l'Es (la parte più oscura ed inconscia, che emerge appunto nei sogni, nel senso dell'espressione tedesca Es träumte mir"io ho sognato", che letteralmente significa "qualcosa ha sognato me"), e l'Io (la coscienza di sé in perenne tensione per conciliare l'Es col Super-Io). Con Freud i sogni diventano importanti per la psicoterapia: il paziente da soggetto passivo, com'é nella medicina fisica, diviene attivo. Attivamente partecipe, viene invitato a raccontare i suoi sogni notturni e fare libere associazioni per riconoscere le forze inconsce che si trovano dietro le proprie affermazioni. 
Lo psichiatra Carl Gustav Jung (1875 - 1961), allievo di Freud da lui trattato come un eretico traditore, criticò il maestro e fondò una sua scuola di "psicologia analitica".  Traendo spunto sia da Platone (dalla sua teoria delle Idee innate e dal mito della Caverna della Politéia) e da Kant (le cui "categorie a priori" sono schemi mentali presenti in tutti gli uomini), Jung teorizza che l'uomo alla nascita non è una tabula rasa (“L'inconscio collettivo”, Rizzoli-Corriere della Sera, Milano 2011, collana “La Biblioteca della Mente”, pagg. 76 – 77), e “l'inconscio personale poggia su uno strato più profondo, che non deriva da esperienze e acquisizioni personali” ed è “l'inconscio collettivo” che “non è di natura individuale, ma universale” ed i cui “contenuti sono gli archetipi” (pagg. 3 - 4), di cui sono espressione il mito e la fiaba, ed è quello che la Bibbia chiama “cuore” (pag. 22). Questo sistema psichico “è ereditato” (pag. 48) e si esprime anche “nei sogni e nelle fantasie” (pag. 43) la cui simbologia va interpretata ed ha valore se ha un parallelo mitologico. Gli psicanalisti junghiani devono quindi conoscere la mitologia ed imparano ad interpretare i sogni dopo un lunghissimo periodo di analisi, detto training. "Poiché é nei sogni che trovano espressione le tendenze inconsce (...) a buon diritto i sogni sono stati interpretati nei millenni passati più come anticipazioni dell'avvenire" (come abbiamo visto col metodo di Artemidoro e nei sogni "profetici" qui sopra) "che come regressioni storiche." (pag. 310). Ciascuno di noi, "venendo al mondo (...) inconsciamente contiene come dato a priori l'intera struttura psichica che si è sviluppata a poco a poco nella schiera dei suoi antenati. Questo fatto conferisce all'inconscio il suo caratteristico aspetto "storico", e in pari tempo è la conditio sine qua non della conformazione che assumerà l'avvenire. Per questo motivo è spesso davvero difficile stabilire se una data espressione autonoma dell'inconscio debba essere vista principalmente come un "effetto" (e quindi in modo storico) o come un "fine" (e quindi in modo finalistico e anticipatorio (pagg. 310 - 311)" (come pensavano gli antichi Greci). Jung aveva un grande rispetto per la Persona del Paziente, che non è mai un caso da manuale, ma ha una sua individualità di uomo o donna; e se l’inconscio “è come una bussola” ed il sogno presenta “una verità imparziale”, Jung altresì invita al dubbio metodico: “non c’è una regola assoluta per interpretare i sogni (…). La maggior parte delle persone, dopo l’analisi di un certo numero di sogni, sanno quando “scatta” l’interpretazione (…) Se l’interpretazione è completamente sbagliata, l’effetto sul paziente lo mostrerà, l’inconscio reagirà nel sogno successivo, e si potrà così correggere l’interpretazione” (“Analisi dei sogni. Seminario tenuto nel 1928 – 30”, a cura di William McGuire, Bollati Boringhieri, Torino 2003).

Sentiamo la testimonianza di Bartolomeo, 40 anni, milanese d'adozione, raffinata cultura e un lavoro in una grande azienda italiana della moda, che così definisce i suoi due anni in analisi, fra i 36 ed i 38 anni: "Grazie alle sedute di analisi con la psicanalista Enrichetta Buchli sono cambiato ed oggi sono un uomo sereno. E ciò anche per via del fatto che, sotto la sua guida, ho interpretato i miei sogni: quel biennio è stato caratterizzato proprio da un aumento di sogni ricorrenti, generati proprio da quei colloqui. Solo chi ha fatto il sogno può farne l'ermeneutica, con l'ausilio di un bravo analista come è stata la mia. Ho capito io stesso quando il percorso era concluso. E' finito questo lavoro di "individuazione" che ho deciso di mettermi a studiare la teologia, come avrei sempre desiderato fare, dopo un downshifting, come dicono gli americani. Sia Freud sia Jung li avevo già incontrati nel corso dei miei studi di psicologia, al liceo psicopedagogico. Ho scelto una junghiana perché me l'aveva consigliata un caro amico e perché lei ha una sua dimensione spirituale. Non sarei mai andato da un freudiano! Certo, é un cammino doloroso che consiglio a tutti.”
Ognuno di noi ha le sue sacralità e secondo Mauro Mancia (1929 - 2007), neurofisiologo e psicoanalista allievo del freudiano Cesare Musatti (1897 - 1989) , il sogno è una "religione della mente" perché, come nell'etimologia della parola religione, re-ligare, unisce gli elementi sacri per l'individuo.
Recentemente, alcuni psicologi hanno ipotizzato che siano simulazioni dei pericoli, oppure un contributo al consolidamenti dei ricordi. 
Ma, fa notare Deirdre Barrett (Harvard), della quale parleremo più avanti, "tutte queste teorie riescono a caratterizzarne alcuni, ma nessuna di esse riesce a dare conto di tutti i tipi di sogni".
Secondo Hobson, lo psichiatra che abbiamo citato prima con la sua teoria dei sogni, di orientamento riduzionista, i sogni altro non sono che puro Caso e biochimica (“film senza senso”), la psic(o)analisi dei sogni (che egli definisce polemicamente mystique of fortune cookie dream interpretation") sono solo stronzate (“bullshit"). La sua avversione alla psicanalisi ha degli argomenti ed anche una radice emotiva, perché negli Anni Sessanta, quando esordì animato dalla volontà di alleviare i dolori dei suoi pazienti, la psichiatria, spiega in un'intervista a “Mente e Cervello” (nr. 101, anno XI, maggio 2013, pag. 46), “era parassitaria dalla psicoanalisi” sinché c'è stata la rivoluzione farmacologica che ha permesso di trattare i sintomi. Secondo Hobson, la "colpevolizzazione dei genitori" (che gli psicanalisti mostrava come famiglie disfunzionali) aveva come effetto quello di “mascherare le nostra incapacità” come medici. Di qui il suo rifiuto intellettuale della psicanalisi dei sogni nella psicoterapia.

****
Quelle INTUIZIONI (o SOLUZIONI) avute in SOGNO DA ARTISTI e SCIENZIATI
e studiate dalla BARRETT: "SOGNARE é PENSARE"
ECCO la TECNICA per SOGNARE le RISPOSTE che cerchiamo

E veniamo al terzo tipo di sogni: i sogni "risolutori".
"IL SOGNO è IL PENSIERO in uno stato biochimico diverso",
ritiene la psicologa di Harvard Deirdre Barrett.
Oltreché all'influenza dei sogni nella creatività,
si dedica allo studio dell'ipnosi.
Deirdre Barrett è anche lei una psicologa di Harvard come Hobson. Ma ha una posizione opposta: lei critica i colleghi che (come Hobson) definiscono i sogni "casuali", perché nessuna evidenza scientifica suggerisce che siano più casuali dell'attività cerebrale che ha luogo quando siamo desti. E "non tratteremo mai con tanta sufficienza i nostri pensieri da svegli" (cfr. il suo articolo su "Mente e Cervello", n. 86, febbraio 2012, "Sognare le risposte", pag. 27) e soprattutto la mera descrizione del correlato neurale dei sogni "non risponde alla domanda su quale sia il suo scopo" (Aristotele direbbe la "causa finale"). La scienziata si è dedicata allo studio dei rapporti fra sogni e risoluzione dei problemi (problem solving) e processi decisionali (decision making), cercando nelle biografie dei Grandi numerosi esempi di problemi risolti in sogno ed intervistando scienziati ed artisti (fra i suoi libri: "The Committee of Sleep" e, in due volumi, l'"Encyclopedia of Sleep and Dreams: The Evolution, Function, Nature, and Mysteries of Slumber").
SOGNI RISOLUTORI. Un collega di John Nash
 (qui sopra, il film con Russell Crowe, vincitore di 4 Golden Globe)
sognò  il futuro Premio Nobel
che gli forniva la chiave per la risoluzione di un problema matematico.
Così la Barrett definisce il sogno: "è il pensiero di un cervello che si trova in un stato biochimico diverso". Ed ha scoperto che molto più della metà degli artisti visivi hanno dichiarato di aver adoperato i sogni nel loro lavoro, e così metà degli scrittori di fiction. Mary Shelley (1797 - 1851) sognò le due scene principali di Frankenstein, e così Robert Louis Stevenson (1850 - 1894) con Lo strano caso del dottor Jekyll e Mister Hide
Questi numeri calano via via che si passa alle professioni più astratte. Ecco qualche esempio.
Don Newman negli anni Cinquanta era un giovane matematico, ed insegnava al MIT, collega di John Nash, ed una notte sognò sé stesso che rifletteva su un problema matematico su cui s'arrovellava e gli apparve il futuro Premio Nobel (quello del film "A Beautiful Mind") che gli spiegò il problema e gli chiese se conoscesse la soluzione: e l'altro rispose!
Friedrich August Kekulé (1829 - 1896) trovò in sogno la struttura ad anello chiuso del benzene dopo aver sognato un serpente fatto di atomi che si prendeva la coda in bocca; Dmitrij Mendeleev (1834 - 1907) evocò la forma definitiva della tavola periodica degli elementi, Otto Loewi escogitò l'esperimento di neuroscienze per il quale ottenne il Nobel. La scienziata ha quindi elaborato una tecnica per farci allenare i sogni. Naturalmente, sognare non è intenzionale, però, quantomeno, cercare intenzionalmente di fare dei sogni su un certo problema (l'incubazione dei sogni, come facevano quei pellegrini della Grecia antica di cui ho parlato sopra che si recavano a dormire nel Tempio di Esculapio) fa aumentare le probabilità di svegliarsi con una soluzione, un'intuizione utile a risolverlo e prendere una decisione. Poco prima di coricarsi, si deve sia pensare sia scrivere del problema che c'interessa, sia dire a sé stessi che si desidera fare un sogno sul tema (volendo, anche disporre sul comodino oggetti collegati al problema). Al risveglio, restare fermi a provare a pensare se si è sognato e trascrivere ciò che si ricorda. Ha testato questa tecnica anche ai suoi studenti, metà dei quali, in una settimana, ha detto di aver sognato il problema proposto, e metà di questi sognatori ha fornito una soluzione.

****

E GLI ATLETI s'ALLENANO (anche) durante il "SOGNO LUCIDO"
QUELLA COSCIENZA che ci evita gl'INCUBI: "è SOLO UN SOGNO"

Ed è un'altra donna, un'altra psicologa, stavolta tedesca, Ursula Voss, che s'é dedicata a studiare un altro tipo di sogni: i sogni lucidi, cioé quelli in cui il dormiente riconosce di stare sognando e talvolta riesce persino ad influire sull'andamento del sogno. E se i sogni studiati dalla Barrett aiutano a risolvere problemi, quelli studiati dalla Voss possono essere utili per altri scopi. Ne parla lei stessa in un articolo sullo stesso numero di "Mente e Cervello" (pagg. 32 - 37). Innanzitutto, come si misura un sogno lucido? Il volontario viene istruito a muovere gli occhi in un certo modo non appena si rende conto, da addormentato, di stare sognando, e da allora i ricercatori registrano con l'EEG (elettroencefalogramma) la corrispondente attività cerebrale: si scopre così che è analoga allo stato di coscienza vigile.  Sono attive in particolare le zone del loro frontale (dietro la fronte) e la pellicola corrugata (alla superficie del cervello). Uno studio pubblicato su "Psychotherapy and Psychosomatics" nel 2006 ha rivelato che chi aveva imparato ad aumentare la frequenza dei sogni lucidi riferiva di avere avuto meno incubi: forse l'emergere della coscienza ("è-solo-un-sogno, niente-paura!") consente di prendere le distanze. 
LA FORZA DELLA MENTE.
Due atleti paralimpici ai Giuochi di Londra.

 Secondo uno psicologo tedesco,
gli atleti sanno interiorizzare le loro sequenze 
di azioni nel sogno lucido.
Secondo lo psicologo dello sport Daniel Erlacher, dell'Università di Heidelberg, gli atleti sanno interiorizzare complesse sequenze di azioni, come il salto in alto, più velocemente dopo un addestramento mirato nel sogno lucido.
Anche il sogno lucido non può essere indotto volontariamente, ma si possono aumentare le probabilità di farne qualcuno (cfr. il sito www.lucidity.com): domandandosi spesso durante il giorno "sono sveglio?", guardandosi spesso allo specchio (nei sogni il nostro aspetto è spesso alterato e questi raffronti potrebbero farci capire che stiamo sognando), e, anche in questo caso, tenere un diario dei sogni (proprio come faceva Elio Aristide!) e praticare l'incubazione di un'idea su cui si desidera sognare.

****
Conclusioni personali:

NON VENDERÓ L'ANIMA AI NEURONI 

Vorrei ora fare delle mie considerazioni finali, dopo questo nostro viaggio nel fantastico mondo dei sogni in cui abbiamo scoperto le intuizioni dei Greci antichi.
Abbiamo illustrato varie teorie sui sogni, ciascuna delle quali parziale, e limitata.
Ciascuno di noi fa sogni, anche ricorrenti, diversi: un mio amico non sogna mai, così dice (in realtà è vittima dell'amnesia che cancella i suoi sogni nell'istante stesso in cui si sveglia), un altro amico sogna sempre sua madre (scomparsa), alcuni sognano le persone anche il giorno prima che muoiano.
UN UOMO CORAGGIOSO. Alan Turing fu incarcerato
perché si dichiarò omosessuale:
la psichiatria dell'epoca,  riduzionista, riduceva la sua sessualità
agli ormoni e quindi al suo corpo,  e così  lo sottopose
ad esperimenti invasivi, sinché egli si uccise. 
Sulla neurofisiologia del dormiente sognante parla la risonanza magnetica funzionale: è pacifico. Mentre sull'eventuale Fine/Senso (causa finale) dell'attività del sognare si possono fare varie ipotesi. Tutte meritevoli di rispetto. La parola “stronzate”, usata con arroganza dal professor Hobson, la lasciamo a quel tipo di psichiatri che (per fare solo un esempio degli effetti del riduzionismo e del positivismo nella scienza) un tempo riducevano l'omosessuale ed i suoi sogni omoerotici ad un giuoco di ormoni, e quindi il paziente ad una cavia manipolabile: dimentichi che i primi sognatori della storia umana sono stati due eroi gay. Vedasi la storia del grande scienziato Alan Turing (1912 - 1954). Un simile linguaggio non consente alcun dialogo fra scienze umane e neuroscienze.
Come si vede, due studiosi dello stesso livello (entrambi della Harvard Medical School, e si consideri che anche lo stesso Jung nel 1936 fu insignito del titolo ad honorem di Doctor of Science proprio dalla Harvard University), sulla base delle medesime conoscenze, danno interpretazioni opposte sul sogno: l'uno (Hobson) pensa sia casuale, privo di senso (random), l'altra pensa abbia un senso ed anzi che sia una forma di pensiero (thinking) e che i nostri pensieri possano influenzarlo, a nostro beneficio.
Come diceva Leibniz, la libertà è spontaneitas intelligentis, quindi l'intelligenza delle cose è essa stessa libertà: libertà di pensiero e libertà dalla materia. Il passaggio dai dati della materia (nel nostro caso, l'elettroencefalogramma) alle costruzioni di teorie è ciò intorno a cui si dividono gli scienziati, anche sui sogni. Se noi fossimo tentati dal riduzionismo, e tentati quindi di pensare che le conclusioni di Hobson fossero l'unico esito possibile, non dovremmo trovare nessuno scienziato che crede nel significato dei sogni. E non è così: ci sono scienziati, come le due psicologhe sovra citate, che credono nel senso dei sogni. Già Jung mette in guardia gli psicologi dal riduzionismo (di psichiatri e certi neuroscienziati) che si fermano al livello del bios escludendo una dimensione più profonda rinchiudendosi così in una gabbia intellettuale: 

Se per di più sono medici, li ostacola la mentalità somatopsicologica, secondo
la quale accadimenti psicologici possono essere espressi in termini di concetti intellettuali, biologici
o fisiologici. Ma la psicologia non é né biologia né fisiologia né alcun'altra scienza, essa è soltanto
conoscenza della psiche (pag. 34).

Lo studioso ricorda che la teoria di Leucippo e Democrito “non si basava affatto sull'osservazione della disintegrazione degli atomi, bensì su una rappresentazione “mitologica” di particelle minutissime, note agli abitanti dell'Australia centrale ancora oggi fermi al periodo paleolitico come “atomi dell'anima”, particelle animate (…) Questa nozione ha avuto origine nelle cosiddette idee archetipiche, nelle immagini primordiali cioé, che non sono mai riproduzioni di eventi fisici, bensì prodotti originali del fattore psichico. Nonostante la tendenza materialistica a concepire l'”anima”, la psiche, essenzialmente come mera imitazione dei processi fisici e chimici, non esiste ancora una sola prova in favore di quest'ipotesi. Al contrario, innumerevoli fatti dimostrano che la psiche traduce il processo fisico in sequenze d'immagini le quali conservano spesso un legame appena riconoscibile col processo oggettivo. L'ipotesi materialistica è troppo audace e oltrepassa con presunzione “metafisica” l'àmbito dell'esperienza. Ciò che noi, allo stato attuale della nostra conoscenza, possiamo stabilire con certezza è la nostra ignoranza della natura dello psichico. Non c'é quindi motivo di considerare l'anima, la psiche, come qualcosa di secondario o un epifenomeno; ci sono invece ragioni sufficienti per interpretarla – almeno ipoteticamente- come un fattore sui generis, e ciò sino a quando non sia stato sufficientemente provato che il processo psichico può essere fabbricato anche in laboratorio. (…) Non si riuscirà tanto presto a tradurre in formula chimica i fatti psichici così complessi; pel momento, dunque, il fattore psichico deve ex hypothesi esser considerato una realtà autonoma di carattere enigmatico, e ciò soprattutto perché secondo ogni esperienza effettiva esso appare essenzialmente diverso dai processi fisico-chimici” (pagg. 65 - 66).
Scrive appunto il neurologo Arnaldo Benini ("Che cosa sono io?", Garzanti, Milano 2009): "La riduzione del mentale ai meccanismi elettrochimici non è ancora possibile".

Il neoplatonico Sinesio la pensava come i filosofi stoici: “sapiente è colui che conosce la parentela che lega tra loro le cose dell'universo” (Sinesio, “Sui Sogni”, 2, cfr. Plotino, “Enneadi”, 4, 4, 32).
Esiste un logos, una relazione, un legame fra i nostri sogni e la nostra psicologia? Io credo di sì. Ed é còmpito del filosofo sistematizzare e fare una “psicologia filosofica” come la chiamava lo psicanalista junghiano James Hillman (1926 - 2011); non il còmpito (né la capacità) del tecnico, in questo caso lo psichiatra od il neuroscienziato alla Hobson.
Seguendo Socrate, che citava spesso il motto scritto nell'Oracolo di Delfi, “prendi consapevolezza di te stesso!”, da ormai tanti anni io tengo sempre un diario dei miei sogni, avendo cura di avere pronto un taccuino accanto al mio comodino: è la prima cosa che faccio appena sveglio. Come la preghiera, come lo studio, come la lettura, anche la scrittura e disamina dei propri sogni (ed incubi) è un'(auto) analisi di sé stessi che innalza il pensiero.
Di sicuro, anche quando siamo schiavi o imprigionati come lo era Alan Turing ad opera di chi voleva mutare le sue fantasie erotiche e i suoi sogni d'amore, “nessun tiranno potrebbe impedirci di sognare” (Sinesio, “Sui sogni”, 12).

LELE JANDON

Nessun commento:

Posta un commento